Con il 2025 si apre una nuova rubrica, in collaborazione con la Edizioni Pedrini, che vedrà pubblicare con regolarità sulla nostra Testata, mensilmente, una sinossi dei libri pubblicati dalla Casa editrice che proprio quest’anno compie 75 anni di attività. I volumi proposti fanno parte delle varie collane della Edizioni Pedrini e spaziano dal romanzo storico, alla narrativa e al noir, sino al saggio.
Il primo libro che vi presentiamo è un saggio del noto autore torinese Massimo Centini, dal titolo “La guerra delle Sindoni. Indagine intorno a un giallo medievale”, volume vincitore del Premio Pannunzio 2024 che sarà in distribuzione nazionale dal prossimo 15 gennaio. (info: edizionipedrini@libero.it)
“La guerra delle Sindoni. Indagine intorno a un giallo medievale”
Sulla Sindone di Torino sono state scritte migliaia di pagine: storici, scienziati di discipline molto diverse, teologi e religiosi, credenti e atei hanno messo insieme una documentazione sconfinata, in cui è possibile rinvenire tutto e il suo contrario su quanto riguarda la nota reliquia. Detto questo, mettiamo subito in chiaro che credere nell’autenticità della Sindone – in quanto sudario in cui fu avvolto il corpo di Cristo – è un atto di fede, così come accettare che qualcuno possa risorgere dalla morte. Un evento davanti al quale la scienza non può fare altro che fermarsi e affidare le valutazioni alla coscienza dei fedeli.
Le pagine non propongono un’ulteriore analisi della Sindone e delle sue vicende, ma offrono ai lettori l’opportunità per soffermarsi su una fase della storia del presunto sudario di Cristo che forse è meno nota. Siamo certi che si tratti comunque di fatti di grande interesse nell’economia di una ricostruzione del cosiddetto “periodo oscuro” di quella reliquia che, dopo la datazione con il C14, ha visto ridimensionare la sua collocazione nel tempo e nello spazio, pur suscitando perplessità e discussioni non ancora spente. Si scoprirà che, nel periodo di cui ci occupiamo, vi fu la presenza contemporanea di due reliquie, entrambe indicate come l’autentico sudario di Cristo. Un evento che determinò, come è facile immaginare, tutta una serie di reazioni atte a dimostrare – ovviamente – che solo uno di quei teli era quello degno di fede. Fu una lotta senza esclusione di colpi che, rivista oggi, sulla base delle fonti disponibili, ci consente di trarre tutta una serie di indizi per farci un’idea dell’importanza di quella reliquia nella cultura cristiana dell’Europa medievale.
Come si vedrà leggendo il libro, la nostra analisi assume le caratteristiche di un’indagine poliziesca, poiché la vicenda ha in sé tutte le sfumature del giallo. Si tratta di un tassello molto importante, che coincide con la sua apparizione in Europa dopo secoli in cui del sudario di Gesù vi erano solo tracce frammentarie, dalle quali sembrerebbe di cogliere la presenza, anche se con modalità tali da non permetterne una collocazione in un ambito storico-geografico sempre preciso e soprattutto non chiarivano, con la necessaria nitidezza, le sue caratteristiche fisiche. La nostra indagine ha il suo incipit nel XIII secolo, quando appunto la Sindone entrò a far parte del patrimonio di una nobile famiglia francese: un patrimonio che ebbe alcune vicissitudini, anche drammatiche. Infatti, nel secolo successivo, un’altra nobile famiglia francese, risultava in possesso di una sindone… E sarà proprio dal XIV secolo che avrà inizio la pratica di presentare la reliquia ai fedeli, con ostensioni documentate e destinate a richiamare migliaia di devoti. Prima del XIII-XIV secolo non abbiamo elementi precisi per ricostruire la storia della Sindone: infatti, fino ad allora, si parla di “periodo oscuro”, nel quale mancano notizie certe. Quanto
sappiamo è riferito prevalentemente a elementi del corredo funebre di Cristo; non mancano poi i presunti ritratti di Gesù che si diceva si fossero formati miracolosamente: cioè le cosiddette acheropite.
Vedremo che, per un lungo periodo, vi saranno due sindoni “in guerra” tra loro, o meglio a essere in guerra furono i rispettivi proprietari e l’entourage ecclesiastico e nobiliare che considerava quelle reliquie anche degli strumenti di potere.
Saranno battaglie per far trionfare una sindone sull’altra? Forse, in quel frangente, la fede non fu il valore primario, poiché possedere la Sindone significava anche avere una relazione più stretta con l’autorità ecclesiastica e conseguentemente tutti i vantaggi che quella relazione garantiva. Osservata oggi, la vicenda di cui ci occupiamo potrebbe sembrare anacronistica, ma non lo era allora, quando le reliquie avevano un valore importantissimo, attualmente molto ridotto, anche tra i cattolici, perché espressione di
un’attenzione culturale tendente a derive in ambito magico-feticistico. Ma non è l’analisi critica della devozione per le reliquie il tema di queste pagine, bensì la ricostruzione di una vicenda in cui non mancheranno i colpi di scena, come ci si aspetta da un giallo, ma il finale non metterà tutti d’accordo e non è neppure garantito che quel finale consenta alla verità di trionfare.
In effetti, mettere tutti d’accordo quando si parla di Sindone è praticamente impossibile.
Quindi, già allora, non si giunse alla verità? Forse si, forse no, perché la verità – come quella che Pilato volle conoscere da Cristo con la sua domanda rimasta insoddisfatta (“Cos’è la verità”) – non sarà facile farla venire a galla, per motivi che non possiamo qui anticipare e privarvi così della suspense. Comunque, domande e dubbi sulla Sindone resteranno tali, poiché, ci ripetiamo, occorre la fede per credere nella sua autenticità. La ragione e la scienza da sole non ce la fanno a raggiungere una sola verità che possa darci
quelle garanzie a cui, forse arrogantemente, aspiriamo.
La Sindone rimane un reperto impossibile e come tale ognuno di noi è libero di raccoglierci intorno considerazioni, istanze, speranze e anche delusioni, per cercare il senso di un mistero che continua da duemila anni.
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