Torna a Parella il ‘virus’ della fusione dei Comuni

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di Massimo Iaretti **

il ‘virus’ della fusione tra Comuni torna a circolare in Pedanea e il ‘focolaio’ è ancora una volta Parella.

La recente mozione del capogruppo di maggioranza Enrico Zulian per organizzare una serata informativa sui comuni della Pedanea (che non ha avuto voto unanime) riapre un argomento già messo sul piatto due volte, senza successo, negli anni Dieci. Il primo tentativo partì da Colleretto Giacosa, ma non ebbe seguito, il secondo da Parella, fortemente voluto dall’allora sindaco Marco Bollettino che non ebbe attuazione, data la presa di posizione dell’amministrazione di Quagliuzzo, dell’allora minoranza di Progetto Parella (ad eccezione della posizione del consigliere Valsecchi, eletto in questa lista, invece favorevole) e del Movimento Progetto Piemonte che, in una serata pubblica a Quagliuzzo espose le motivazini di un netto no alla fusione. Motivazioni che sono tuttoggi valide se è vero che in Italia oggi le fusioni segnano il passo: nel 2024 non se ne sono registrate di nuove, confermando e consolidando un trend in deciso rallentamento da diversi anni, dopo il picco del 2018quando se ne perfezionarono ben 30. Nel merito della proposta che parte da Parella, senza peraltro  una consultazione preventiva con gli altri comuni – per fare un matrimonio occorre sempre che ci sia il fidanzamento prima e questo presuppone il consenso del o della partner – i sostenitori delle fusioni evidenziano che queste darebbero respiro alle casse comunali per gli incentivi derivanti da trasferimenti statali/regionali. Peccato che questo non avvenga in perpetuo ma solo per un periodo limitato di anni, passato il quale il nuovo comune dovrà camminare con le proprie gambe, con un’aggiunta di problemi. Se la tendenza è quella attuale di un sempre maggiore taglio dei trasferimenti il provvedimento fusionistico sarebbe soltanto un placebo. Fusione poi vorrebbe dire la nascita ex novo di un nuovo ente locale, ad esempio Pedanea. Ma in questo caso: dove sarà posta la sede municipale ? Che fine farà l’identità e il senso di appartenenza delle singole comunità che, in questo caso sarebbero quattro o cinque contando anche Loranzè ? Il Comune di Pedanea è stata un’invenzione, forzata, dell’Era Fascista, ma dopo la fine della seconda guerra mondiale i cinque comuni sono tornati alle originarie municipalità. E’ difficile comprendere perché alla luce del solito Canto delle Sirene dei contributi si voglia tornare al Ventennio e gettare alle ortiche ognuno la propria storia. Ed è una contraddizione che sia stata nuovamente Parella a riproporre il tema, Parella che sotto l’amministrazione di Roberto Comitini fece partire, con gli altri comuni, il processo che portò alla nascita dell’Unione dei comuni delle Terre del Chiusella che è poi stata sciolta e lo dico con una punta di nostalgia avendo sempre creduto, allora da consigliere comunale di Parella e capogruppo delle minoranze in Consiglio dell’Unione a questo progetto. Davvero una bella contraddizione nei termini. Sarebbe interessante che il sindaco Balma si esprimesse in questo senso. Al di là di ciò ci sono poi diversi interrogativi che portano a non considerare positiva una fusione: il cambio della toponomastica, dei documenti di identità, la necessità di un piano regolatore unico, con tutti i costi che ne deriverebbero, il patrimonio immobiliare che si andrebbe a creare anche qui con problematiche aggiuntive e costi, senza dimenticare che – come sempre accade – l’attenzione andrebbe concentrata soprattutto sul capoluogo e ci sarebbero quattro o cinque edifici, le attuali case comunali, che rimarrebbero ampiamente inutilizzati.

Ai fautori di questa iniziativa che, parte e ha nei presupposti un metodo democratico, vorrei suggerir di chiedere nei diversi comuni piemontesi di analoghe dimensioni che hanno fatto se siano o meno soddisfatti e tengano anche conto che l’iter si fermerebbe, grazie alla legge regionale approvata dal Consiglio del Piemonte nella passata legislatura, per quei comuni dove la popolazione si pronunciasse negativamente nel referendum. Così simili a quelli passati di Lu e Cuccaro Monferrato, Cassano Spinola e Gavazzana, Gattico e Veruno, dove nonostante ci fossero state maggioranza contrarie (a Cuccaro, Gavazzana e nei due centri del Novarese) per la Regione era stata sufficiente la delibera dei rispettivi consiglio comunali, non si verificheranno più. E si domandino perché a Gattinara e Lenta la ipotesi di  fusione sia stata rimandata al mittente da entrambe le comunità in sede di referendum. Non posso che rilevare con soddisfazione come il sasso tirato nello stagno dal Movimento Progetto Piemonte, con una lettera all’allora neo presidente della Regione Cirio abbia portato prima ad una audizione in Prima Commissione del Consiglio Regionale il 18 settembre 20218 dove venne depositata una memoria dettagliata, a firma del sottoscritto come presidente Movimento Progetto Piemonte e di Andrea Riva, già consigliere a Cuccaro Monferrato nella quale si chiedeva che  processi di fusione potessero procedere solo se in ogni comune interessato la maggioranza dei voti validi espressa favorevolmente al quesito referendario. A questi principi si è poi ispirato il past consigliere Andrea Cane, presente a quella seduta, nel portare avanti la legge regionale di modifica.

** Presidente Movimento Progetto Piemonte

Consigliere Comunale Strambinello

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