di Massimo Iaretti
Era il 2015 quando, si strutturava ACDV – Associazione Controllo del Vicinato che applicava il metodo di deterrenza e coesione sociale costituito, appunto, dal Controllo del Vicinato. Per celebrare questo importante traguardo il presidente Ferdinando Raffero e il consiglio direttivo hanno voluto predisporre sabato un appuntamento che si è concretizzato sabato al Centro civico San Rocco di Monza per proseguire in forma conviviale al ristorante Seta, presente l’assessore alla sicurezza del Comune di Monza, Ambrogio Moccia. Raffero è alla guida di ACDV dal 2018. E’ stato uno dei primissimi ad introdurre questa metodologia in Piemonte quando era consigliere comunale a San Mauro e in terra subalpina era stata già adottata – ma non c’era ancora l’associazione – a Casorzo in Provincia di Asti e a Ponzano Monferrato in Provincia di Alessandria. Fu quella la stagione ‘eroica’ del Controllo del Vicinato in Piemonte. A introdurlo fu un viaggio dello scrivente a Caronno Pertusella nei primi anni Dieci per parlare con Gianfrancesco Caccia che fu, a sua volta l’importatore in Italia di questa metodologia. Insieme al consigliere comunale Marco Zatti lo proposi all’amministrazione di Casorzo, guidata da Ivana Mussa che lo accolse senza se e senza ma grazie anche all’impegno dell’allora vice sindaco Roberto De Santis che l’aveva conosciuto durante un suo periodo all’estero. Poi, apposti i cartelli, ci fu il servizio dei TG Rai che diede notorietà al sistema applicato a Casorzo. Raffero che ha sempre creduto nel Controllo del Vicinato e si è sempre speso con grande passione, è stato dapprima coordinatore della Città Metropolitana di Torino e vice coordinatore regionale del Piemonte, subentrandomi dopo la mia uscita nel 2017, dopo alcuni anni intensi, fatti di moltissimi incontri in tutto il Piemonte (ne ho contati personalmente almeno cento in due anni e mezzo tutti in presenza) e con contatti quasi quotidiani tra noi che hanno anche generato un’amicizia che dura tuttoggi. Diventato dapprima coordinatore del Piemonte, dal 2018 presidente nazionale dell’Associazione)

Ma come è nato il Controllo del Vicinato ?
Tutto ha preso le mosse sul finire degli anni Dieci del millennio. Era il 2008 quando Gianfrancesco Caccia, di ritorno da uno dei suoi viaggi di lavoro in Inghilterra, decise di mettere in pratica nel suo comune ciò che aveva osservato anni prima all’estero. A Caronno Pertusella, infatti, i furti stavano aumentando, e serviva un’idea nuova, concreta, capace di coinvolgere le persone. Il modello da cui prese ispirazione fu il Neighbourhood Watch, nato negli Stati Uniti negli anni Sessanta e diffusosi poi nei paesi anglosassoni negli anni Ottanta: un sistema semplice ma rivoluzionario, fondato sulla collaborazione tra cittadini e istituzioni, sul senso di comunità e sulla responsabilità condivisa. Quello fu il primo passo di un percorso che avrebbe portato, nel tempo, alla nascita dei gruppi locali, alla diffusione dell’idea in altri territori e, infine, alla costruzione dell’associazione che oggi celebra i suoi dieci anni ufficiali. Erano gli anni del decreto Maroni (DL 92/2008) Pacchetto Sicurezza che prevedeva tra le varie norme anche la possibilità di aumentare i poteri ai sindaci e tra questi la possibilità di organizzare forme di sicurezza partecipata con la collaborazione tra cittadini e forze dell’ordine. Le successive norme introdussero nel 2009 la possibilità per i sindaci di avvalersi di “associazioni di cittadini non armati per segnalare alle Forze di polizia situazioni di pericolo”. Questa norma fu interpretata come via libera alle “ronde di cittadini”, cioè gruppi che pattugliavano fisicamente il territorio. Proprio in quegli anni, molti Comuni, soprattutto in Lombardia, Veneto ed Emilia, iniziarono a sperimentare o ad annunciare la nascita delle cosiddette “ronde”, spesso caratterizzate da connotazioni politiche o securitarie, talvolta promosse da movimenti o associazioni private. Era un clima carico di tensione, in cui la paura rischiava di diventare il motore principale delle decisioni.
In quei frangenti ha preso le mosse il Controllo del Vicinato, come ha spiegato all’incontro del decennale nel suo articolato intervento il presidente Raffero: “Proprio in contrapposizione a quel modello, in Lombardia cominciò a diffondersi un’idea diversa, più equilibrata e più vicina ai valori della partecipazione civile: il Neighbourhood Watch, da noi tradotto come Controllo del Vicinato. Non si trattava di intervento diretto o azioni di pattugliamento, ma di osservazione attenta,prevenzione, collaborazione tra cittadini e istituzioni. Un modo nuovo di vivere la sicurezza: noncome contrapposizione, ma come responsabilità condivisa. E ancora oggi, ogni volta che l’ACdV organizza un incontro pubblico, in ricordo di quei tempi, per noi ormai passati, ma per qualcuno con le idee confuse ancora attuale, lo spiega a caratteri cubitali: il Controllo del Vicinato NON sono ronde”.
Negli anni successivi il progetto del Controllo del Vicinato iniziò a diffondersi oltre il locale sino al 5 maggio 2015 quando l’Associazione Controllo del Vicinato nacque ufficialmente con atto notarile,grazie all’impegno di Gianfrancesco Caccia, Leonardo Campanale e Francesco Caccetta.Da quel momento, i gruppi aderenti furono formalmente strutturati, assumendo un nome e una forma ufficiale, consolidando così l’identità dell’associazione e dando avvio a un percorso organizzativo chiaro e riconosciuto. Il primo congresso del Controllo del Vicinato a Gabicce Mare rappresentò un momento fondamentale nel percorso di crescita del progetto. Fu un’occasione per incontrarsi di persona, condividere esperienze, confrontare difficoltà e successi, e soprattutto per dare un volto a quella rete di persone che, fino ad allora, avevano collaborato quasi esclusivamente a distanza.

Da allora, alcuni dei soci hanno percorso, a proprie spese, migliaia di chilometri per promuovere il progetto, portando il Controllo del Vicinato sempre più lontano in molte regioni italiane.
Ferdinando Rafferoha poi elencato i risultati raggiunti nei primi 10 anni di vita del sodalizio.
:
– contribuito a creare una rete di cittadini consapevoli e responsabili;
– rafforzato il dialogo con le forze dell’ordine e le amministrazioni locali;
– in molti quartieri si è diffuso un nuovo senso di fiducia e appartenenza;
–dimostrato che l’unione fa davvero la sicurezza.
Inoltre è stato modificato e adattato ai tempi il percorso dell’Associazione,
Oggi ACdV è presente in più di 500 comuni italiani, i gruppi censiti e registrati presso l’Associazione hanno da poco raggiunto quota 3000
Infine è stato fatto un accenno al futuro:
“I prossimi anni ci vedranno ancora una volta protagonisti in un percorso di crescita. Saremo chiamati a rafforzare la collaborazione con le istituzioni, a formare nuove generazioni di cittadini consapevoli e a promuovere una cultura della sicurezza che sia davvero partecipata, inclusiva e solidale”.

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