ASMARA E OLTRE: istruzioni per sorprendersi (Appendice 2/4)

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di Maria Antonella Pratali

2^ puntata – Mezzi di trasporto

Ad Asmara, come nei piccoli centri, il mezzo di trasporto personale più diffuso è la bicicletta. Introdotto dagli italiani negli anni ’30, il ciclismo è lo sport più seguito e praticato dopo il calcio. Ad Asmara si corrono gare ciclistiche urbane fin dagli anni ’40. 

La bicicletta viene usata spesso anche per trasportare oggetti, talvolta totalmente fuori dimensione, legati al portapacchi o sistemati su un carretto al traino.  

Pericolosissime sono le biciclette che si aggirano a frotte nella capitale anche nelle ore notturne senza alcuna luce di segnalazione. Nessuno sembra farci caso, tantomeno i numerosissimi taxi, che vengono utilizzati spesso collettivamente: in determinati punti della città sono presenti dei “capolinea” di auto gialle; si chiede al conducente la direzione, se è quella desiderata ci si aggrega ad altri tre passeggeri e si comunica poi in che punto essere lasciati lungo il percorso. La corsa costa una decina di Nakfa a testa (circa 60 centesimi di Euro), che raddoppiano dopo le 21.00. Le tariffe sono stabilite dal governo. 

Mentre attendiamo in uno di questi taxi un quarto passeggero, ci cade l’occhio sul lunotto di un’auto gialla posteggiata davanti alla nostra. Una scritta a caratteri cubitali recita “We’ll never kneel down” (non ci inginocchieremo mai), con a fianco la bandiera eritrea. Tanto per ribadire la fierezza di questo popolo. 

Ad Asmara non manca il traffico delle auto private, seppure molto limitato rispetto ai nostri standard. Abbondano, tra queste, auto che da noi circolavano intorno agli anni ’80-‘90, con segni evidenti sulle carrozzerie, ma perfettamente efficienti dal punto di vista meccanico. 

Per il resto, circolano pick-up, fuoristrada e qualche SUV, adatti agli asfalti che spesso presentano buche anche di notevoli dimensioni (scartate con rapida abilità dai guidatori) e alle strade non asfaltate, soprattutto in periferia. 

Sono presenti anche i bus, sia nella capitale, sia lungo le strade che la collegano agli altri centri e ai villaggi.

Non ci è mai capitato di assistere a incidenti, anche perché i guidatori viaggiano a velocità moderata e con una buona dose di maestria. Il clacson viene utilizzato con entusiasmo. 

Tutti gli autoveicoli hanno in comune emissioni pestilenziali, procurando ai passanti dosi notevoli di aerosol mefitici. 

Molti sono i carretti spinti o trainati a mano, che trasportano merci varie, dalla frutta alle lamiere.

I più fortunati possiedono un cavallo o, più frequentemente, un asino. 

Gli asini, in tutta l’Eritrea, sono diffusissimi e di taglia piccola, tale da renderli ancora più simpatici. Vengono allevati non per il consumo alimentare, ma per farne animali da traino e da trasporto. 

Nelle zone rurali, i dromedari tendono a sostituire gli asini per i carichi più pesanti.

Per i viaggi al di fuori della capitale, gli stranieri devono richiedere all’apposito Ufficio del Ministero per il Turismo il permesso di spostamento, indicando con precisione le mete che si desidera raggiungere e le date in cui si vogliono effettuare le visite. 

Per i viaggi in luoghi particolari, come il sito archeologico di Qohaito, a circa 115 km a sud-est di Asmara, è necessario noleggiare un fuoristrada con autista. 

Per il resto si può noleggiare un’auto, previo ottenimento della patente di guida eritrea.

Interessante la visita agli Uffici della Motorizzazione, situati alla periferia di Asmara, dove ci si presenta muniti della propria patente italiana e di una foto tessera, si compilano alcuni moduli e si attende il proprio turno, nella speranza che nel frattempo le attività non vengano sospese a causa di uno dei frequenti black-out. 

Solitamente la pratica si svolge nel giro di un’oretta, durante la quale è possibile osservare come funziona la burocrazia e come i cittadini si rapportano agli impiegati statali. 

Non ci è capitato di assistere a battibecchi o diatribe, tutto sembra svolgersi con una buona dose di pazienza e di tolleranza da ambo le parti.  

L’impiegata che appone il timbro e la firma sulla nostra patente eritrea siede in un ufficio a lei riservato, veste in modo sontuoso un abito tradizionale, ha un aplomb istituzionale e un benevolo sorriso diplomatico.

(Continua. La 3^ puntata dell’appendice sarà dedicata al turismo in Eritrea e corredata di nuove foto)

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