VISTI O RIVISTI PER VOI. “IRON WINTER” di Kasimir Burgess

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Tempo di lettura:2 Minuti, 19 Secondi

di Maria Antonella Pratali

Presentato al Torino Film Festival (21-29 novembre 2025), “Iron Winter” trascina lo spettatore nel cuore di un ambiente estremo, brutale e insieme poetico quanto sa esserlo la natura, in un inverno mongolo che precipita fino a -50°.

Nella valle del Tsaikhir, si cerca di tenere in vita un’antica tradizione legata ai cavalli. I giovani Batbold e Tsagaanaa, guidati da un amico esperto, si cimentano in un’impresa che diventa ben presto un rito di iniziazione. Il loro compito è accompagnare e proteggere mandrie di circa duemila cavalli nella transumanza: una pratica sacra sempre più minacciata sia dall’inasprirsi del clima, sia dall’esodo dei giovani verso le città.

Nelle sconfinate steppe battute da venti affilati e neve tagliente, i tre montano la yurta (o “ger”, in mongolo) ogni giorno in un luogo diverso, per accelerare la migrazione e tentare di sfuggire a temperature troppo rigide anche per i cavalli.

Uomini e animali vivono in simbiosi: di notte a turno montano la guardia per difenderli dai lupi, di giorno li curano con rispetto e costruiscono con loro un rapporto che somiglia a una fratellanza.  

Dopo aver trascorso alcuni mesi con i nomadi mongoli, il regista e la troupe affrontano insieme ai tre protagonisti le condizioni proibitive del viaggio, fino all’arrivo alla città di Tsonjing Boldog, dove troneggia la gigantesca statua in acciaio di Gengis Khan. 

Il film ha come tema la sopravvivenza, il rapporto tra essere umano, animali e natura, il confine fra tradizione e modernità. 

I due giovani mandriani non sono eroi, sono ragazzi che affrontano fatiche enormi, ma anche dubbi e stanchezze, inframmezzati da piccoli momenti di divertimento e di leggerezza. “Mi mancano le chiacchierate con le ragazze su Facebook”, confessa uno di loro. Nell’immensa valle del Tsaikhir internet non esiste, ma è presente nei loro pensieri: vivono in un luogo di confine mentale, tra un mondo virtuale che anche noi conosciamo e uno reale che ci è completamente estraneo. 

La fotografia ci aiuta a immergerci in cieli che cambiano colore in pochi istanti, in distese ghiacciate, in improvvise raffiche di vento che rendono visibile la fragilità della vita umana e dei cavalli. Alcuni di essi non ce la faranno, ne osserviamo le carcasse dopo averli guardati negli occhi, da vivi, grazie ai frequenti primi piani.

“Iron Winter” è anche un film sul futuro: la tradizione che racconta non è solo folklore, ma una forma di vita che rischia di scomparire a causa delle condizioni climatiche sempre più imprevedibili e alla modernizzazione incalzante. Non c’è denuncia esplicita, ma ogni immagine suggerisce una verità semplice e potente: esistono mondi in cui l’essere umano non domina la natura, ma la attraversa, vi si adatta e cerca di sopravvivere. 

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