di Guido Michelone
Dopo la scomparsa di Eugenio Scalfari, il quotidiano Repubblica di cui è fondatore, direttore e collaboratore fino all’ultimo, decide di ripubblicare i libri che, con sempre maggior frequenza, il noto giornalista (1923-2022) tanto amato quanto inviso (senza mezze misure) per la maggioranza degli Italiani pubblica soprattutto quando diminuisce l’attività al giornale.
A detta di tutti, il suo libro di gran lunga migliore resta La sera andavamo in via Veneto, edito nel 1986,
proprio quando Scalfari è ben saldo ai vertici della propria testata, che si appresta a festeggiare i dieci anni di fortunata esistenza, grazie all’intuito di colmare un vuoto nel pubblico a Sinistra sul mondo dell’informazione, così come il ‘rivale’ Indro Montanelli tenta, con altrettanta fortuna, grazie a Il giornale di recuperare i lettori di Destra.
In effetti il libro, a distanza di 37 anni (e di due ristampe) risulta invecchiato solo in minima parte, giacché, ieri come oggi, rivela spesso il mercato narcisismo del proprio autore espanso talvolta lungo l’intero percorso esistenziale, tra giornalismo, politica, cultura.
Taluni passaggi de La sera andavamo in via Veneto denotano infatti l’essere snob, distaccato e
moralista di Scalfari, che lo rende antipatico a quasi tutti gli schieramenti politici assai meno ai propri lettori; ciò detto del corposo volume le parti migliori sono due: da un lato i capitoli finali con le brevi monografie dei politici di allora, spesso conosciuti assai bene: Berlinguer, Craxi, De Mita, Andreotti, Pertini; dall’altro il blocco iniziale dove egli racconta, dall’immediato dopoguerra fino agli anni Cinquanta del XX secolo, l’idea maturata nella cerchia ristretta di intellettuali progressisti (antifascisti e anticomunisti) di creare una sorta di terzo polo democratico, liberale e soprattutto
indipendente dai poteri forti della Chiesa e dell’industria, onde riformare veramente un Paese dalle forti contraddizioni, nonostante l’abbattimento di un regime autoritario. Inutile forse ricordare che lo sforzo di Scalfari e amici, ruotanti attorno alla redazione del settimanale Il Mondo di Pannunzio, è perdente e all’Italia viene quindi a mancare quel centrismo illuminato di cui ancora oggi lo Stivale sta pagando le conseguenze in termini di equilibri generali.
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