Cuorgnè, primi passi per il pronto soccorso. Ivrea, in attesa del nuovo ospedale

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Sull’incontro avente per tema “Piano di sviluppo dell’Ospedale di Cuorgnè” al quale hanno partecipato il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, l’Assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi ed il Direttore Generale dell’ASL TO4, Stefano Scarpetta era presente anche la web community PiazzaEporedia che da tempo segue con attenzione e lancia varie proposte in merito alla collocazione del nuovo ospedale di Ivrea insieme al rilancio delle strutture di Cuorgnè e Castellamonte.

Nel comunicato diffuso mette in rilievo alcuni spunti di riflessione: “Parlare di sviluppo appare un po’ troppo. Perché la proposta attuale dell’assessore regionale si limita a creare, dal 9 gennaio 2023, un punto di primo intervento all’ospedale di Cuorgnè aperto 12 ore, dalle 8 alle 20, con un medico e 2 infermieri per i codici bianchi e verdi. In concreto non si conoscono i tempi reali dello sviluppo totale dell’ospedale. Su questo ci aspettavamo un cronoprogramma definito nei dettagli.”

Poi PiazzaEporedia entra nel discorso della costruzione del nuovo ospedale di Ivrea. Riprendendo le varie dichiarazioni, mette in evidenza che dalle parole del presidente della Regione Piemonte Cirio emergono due fatti: per la zona Ribes occorre uno studio sul rischio idrogeologico e che il dimensionamento del nuovo ospedale di Ivrea sarà ancora oggetto di attenta valutazione entro novembre.

Per la web community PiazzaEporedia è importante che la Regione Piemonte abbia preso atto di problematiche ambientali e strutturali della zona Ribes che ha richiesto un supplemento di indagini e che è necessaria una decisione a breve per una valutazione complessiva. E come conseguenza logica, prendere in considerazione l’area ex Montefibre come luogo idoneo dove sono già presenti altre strutture sanitarie ed una serie di servizi già pronti.

Nel comunicato stampa vengono riportate anche le dichiarazioni del dottor Sergio Bretti, già primario di oncologia ospedale Ivrea: “É stato altresì richiesto che la pianificazione che verrà proposta sia sviluppata anche in senso dinamico temporale, nell’ottica cioè della transizione verso una diversa organizzazione ospedaliera, riferendosi alla prevista costruzione del nuovo ospedale di Ivrea e del Canavese, destinato a raggiungere un bacino di utenza fino a 200.000 persone. Infine è stato richiesto all’assessore di interagire con l’Università perché la medesima disponga che formazione pratica dei medici nelle scuole di specializzazione sia fatta svolgere nell’arena dell’esperienza clinica ospedaliera dei territori, per realizzare una preparazione più pratica e anche consapevole delle esigenze sanitarie territoriali. Il presidente Cirio e l’assessore Icardi hanno accolto favorevolmente queste osservazioni, ma sarà compito delle forze politiche il vigilare per la loro effettiva realizzazione. “

Mentre Salvatore Orifici (FSI/USAE) si sofferma su alcuni punti dedicati dalla carenza di infermieri al tema della formazione universitaria: “Si è apprezzata la progettualità della regione Piemonte esposta dal governatore Cirio e dall’assessore Icardi, volta a garantire anche per i territori dell’alto Canavese l’implementazione dei servizi e delle prestazioni che verranno erogate nei tre presidi di Cuorgnè, Castellamonte e Rivarolo Canavese. In particolare si valuta positivamente la creazione di un punto di primo intervento presso l’ospedale di Cuorgnè. Si comprendono le criticità che derivano dalla carenza di medici che impediscono la realizzazione di ulteriori obiettivi, carenza venutasi a creare negli ultimi anni e specialmente nel corso della pandemia.

Tuttavia la presunta carenza di infermieri è invece un tema che consente un intervento mirato, poiché talvolta è impiegato in attività non sempre rispondenti alle competenze professionali. Anche l’età media dei dipendenti al di sopra di cinquant’anni comporta possibilità di ricollocazione più proficua a vantaggio di inserimento di giovani risorse. Infine il potenziamento delle attività della prevenzione e lo sviluppo dei servizi territoriali deve passare dall’implementazione di diverse figure, in primis quella dell’assistente sanitario, a partire dalla formazione universitaria di cui il Piemonte è sprovvista. Una maggiore presenza di professioni tecnico sanitarie consentirebbe di riallocare gli infermieri negli ambiti a loro più pertinenti dell’assistenza al paziente.“

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