di Massimo Iaretti
Al celebre festival jazz Rumori Mediterranei arriva il libro “Il Jazz e l’Europa” del vercellese Guido Michelone: a presentarlo, con l’autore, due esperti il torinese Giuseppe Rossi e il napoletano Vincenzo Staiano. Rossi, professore ordinario all’Università IULM di Milano, autore di saggi e volumi sul tema della proprietà intellettuale (tra cui “Diritto e comicità”) da alcuni anni partecipa a progetti di ricerca sui rapporti tra legge e letteratura, oltre essere consulente dello stesso Rumori Mediterranei, di cui è fondatore e attuale director proprio Staiano, professore di Letteratura inglese, ma ormai
jazzologo a tempo pieno, cimentatosi di recente nella stesura della biografia “Solid” sul contrabbassista Scott La Faro (uscita anche in edizione americana).
“Il jazz e l’Europa”, sottotitolo “Nuovi ritmi e ‘Vecchio Continente’ 1850-2022” è dunque il libro di Michelone presentato nei giorni scorsi a in Calabria al Castello di Roccella Jonica nell’ambito del prestigioso festival jazz giunto alla quarantatreesima edizione. Per Michelone si tratta di una cornice grandiosa e meritata, dal momento che si tratta dell’autore più originale e prolifico in ambito jazzistico, con una produzione saggistica che, dallo scorso decennio, trova nella collana musical diretta da Gianluca Testani per l’editrice Arcana di Roma lo spazio ideale per una sorta di personalissima enciclopedia in progress giunta ora al settimo volume di cui “Il jazz e l’Europa” è la parte centrale di un trittico che
comprende “Il jazz e i mondi” edito nel 2021 e “Il jazz e l’Italia” di prossima uscita.
A Roccella Jonica dunque Rossi e Staiano hanno dialogato con l’Autore sull’esplorazione del “Vecchio Continente” alla ricerca dei ‘nuovi ritmi’ afroamericani, che sbarcano oltre un secolo fa, durante e dopo la Grande Guerra al seguito delle truppe statunitensi: il ‘jass’ trova subito entusiasmo, consenso, apprezzamento da giovani musicisti, pubblico trasversale, élites artistiche. Ragtime, hot, dixieland, swing vengono presto assimilati, per essere quindi rielaborati in maniere autonome,
singolari originalissime.
Il jazz e l’Europa, nel corso del Novecento, diventano un ‘unicum’, sia pur differenziandosi nelle tante patrie di un vasto territorio, propenso a declinare via via il bebop, il cool, il free, la fusion, il mainstream secondo peculiarità sia ‘indigene’ sia sovranazionali. L’Europa del jazz o, se si vuole, il jazz in Europa significa dunque una realtà consolidatasi dapprima in Francia e Inghilterra, quindi in Olanda, Belgio, Germania, Italia, Polonia e paesi scandinavi, per allargarsi ovunque, alla fine del ‘secolo breve’, con il crollo del muro di Berlino.
In questo XXI secolo l’Europa in jazz è estesa altresì a tutti i paesi dell’est e a quelli dell’ex dittature fasciste, persino ai minuscoli staterelli di formazione più o meno recente. Nel libro Michelone quindi narra, in singoli capitoli, partendo dalle origini le vicende del jazz di una quarantina fra stati, regioni, metropoli, servendosi di documenti storici, interviste ai protagonisti e soprattutto ascolto di dischi, quest’ultimi così fondamentali quali riferimento assoluto per conoscere di volta in volta l’Albania o la Svezia, la Cecoslovacchia o la Yugoslavia, Parigi o Barcellona in jazz, grazie alle tante registrazioni
dei vari Django Reinhardt, Lars Gullin, Tete Montoliu, Krysztof Komeda, Martial Solal, René Thomas, Gabor Szabo, NhøpPedersen, Jan Garbarek, Molvær, Nucleus, Globe Unity, e migliaia di altri solisti, bandleader, gruppi, orchestre.
Da ricordare infine che, proprio a Roccella Jonica, Michelone ha modo negli ultimi anni di conoscere di persona alcun i dei protagonisti che appaiono nel libro, quasi a ribadire l’importanza di Rumori Mediterranei anche nel coltivare i rapporti tra il jazz e l’Europa, in un libro che Rossi e Staiano, dall’altro delle loro plruridecennali esperienze, hanno brilantemente commentato.-
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