Visti o Rivisti per voi: “Assassinio a Venezia. Il Poirot ‘Gotico’ di Kenneth Branagh

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di Patrizia Monzeglio

Diciamo subito che l’ultima prova cinematografica di Kenneth Branagh, terza opera dedicata alla
figura di Poirot, è un film che si guarda volentieri ma che non a tutti può piacere, per questo non
sappiamo se replicherà il successo di ‘Assassinio sull’Orient Express’ uscito nel 2017. Il presidente
della 20th Century Studios aveva dichiarato a suo tempo «Abbiamo una terza sceneggiatura
pronta (…) che è un cambiamento piuttosto audace nel genere e nei toni» ed in effetti è così che
risulta il film, diverso dalle altre trasposizioni cinematografiche dedicate al detective belga.
In ‘Assassinio a Venezia’ ciò che cambia non è solo la caratterizzazione scelta da Branagh,
lontana dalla figura familiare a cui ci aveva abituato David Suchet (che nella sua carriera ha girato
ben 71 episodi della saga riproducendo fedelmente il personaggio dei romanzi) ma anche la trama
e l’ambientazione che si discostano radicalmente dal racconto ‘La strage degli innocenti’ da cui la
pellicola trae ispirazione.
Entrambi, racconto e film, iniziano con una festa per bambini alla vigilia di Ognissanti alla quale
partecipa la scrittrice Ariadne Oliver, amica di Poirot. Fin da subito la divergenza fra le due opere
salta all’occhio: se il breve romanzo della Christie era ambientato in una piccola cittadina inglese
negli anni ‘60, al cinema è la città di Venezia nel 1947 a fare a sfondo. La festa di Halloween dona
lo spunto per rendere inquietanti e sinistre le atmosfere del giallo, la regia di Branagh intensifica i
richiami all’ “horror” prediligendo atmosfere claustrofobiche e scene girate in un palazzo veneziano
pieno di ombre, spettri e segreti. La città risulta cupa e tenebrosa, addirittura ostile nello scatenarsi
degli eventi atmosferici, perché non sia mai che in un thriller di questo genere non ci sia la pioggia
scrosciante di un temporale ad impedire ai personaggi di uscire dal palazzo. «La città ti invita al
misterioso» ha dichiarato il regista «attraverso le persone che indossano delle maschere o
attraverso la nebbia e la foschia». Venezia tornerà ad essere colorata e luminosa solo alla fine,
nella luce del mattino, quando i dubbi sono sciolti e i misteri svelati.
Allontanandosi dalla trama originale per lasciar spazio a sedute spiritiche e spettri di orfani
abbandonati, il film potrà deludere i fedelissimi di Agatha Christie ma se lo si approccia come
opera a sé allora può diventare un prodotto godibile, specie per chi ama il genere ‘gotico’ non
troppo esagerato e non dà peso a certi manierismi che rendono un po’ banale la narrazione.
Apprezzabile è invece il lavoro di umanizzazione del personaggio di Poirot che Kenneth Branagh
aveva introdotto con ‘Assassinio sull’Orient Express’, rafforzato in ‘Assassinio sul Nilo’, qui
riproposto insinuando nell’animo del detective il tarlo del dubbio che la mente sua mente razionale
aveva sempre rifiutato.

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