Giorgio Pisanò, un cacciatore di scoop in camicia nera

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di Marco Delpino

Mi fece un certo effetto, in un’Italia di “ex” (ex comunisti, ex socialisti, ex democristiani, ex
missini), incontrare uno che si definiva “fascista”.
L’effetto divenne ancor più dirompente per chi, come me, in famiglia e altrove, ha sempre
assaporato una cultura di democrazia e di antifascismo.
Quando lo incontrai la prima volta, nel 1992, mi disse: “Diamoci del tu, siamo colleghi”. Gli
risposi: “Veda, senatore, la fede che porto al dito era di mio padre che, da antifascista, non la diede
per armare i cannoni. È una fede di libertà”. Lui replicò: “Tuo padre sicuramente era un fegataccio.
A maggior ragione possiamo darci del tu”. Nonostante le divergenze politiche e ideologiche,
diventammo amici.
Giorgio Pisanò, classe 1924, ferrarese di nascita, giornalista, scrittore, storico, sposato con due figli,
“milanese” per quasi mezzo secolo, morto per un tumore il 17 ottobre 1997, era un personaggio
troppo sincero e, per la sua coerenza, non poteva che suscitare stima. Anche degli avversari.
Un personaggio senza dubbio singolare che, nella vita politica e giornalistica dal dopoguerra alla
metà degli anni Novanta, ha inciso molto. Soprattutto per le sue battaglie, condotte con caparbietà,
coraggio e forse anche con una buona dose di incoscienza.
Come giornalista lavorò al settimanali “Tempo”, “Meridiano d’Italia”, “Settimo Giorno”, come
inviato di “Oggi” e “Gente”; fu direttore ed editore del settimanale “Secolo XX” e “Candido”, ma
soprattutto resterà nella storia della carta stampata come l’autore di inchieste memorabili che hanno
lasciato il segno: dallo scandalo ANAS a quello Italcasse, dal Belice a quello dei petroli, dalla
“piana di Moro” al caso Mattei, dal “giallo” Fenaroli-Ghiani all’omicidio Calvi.
Parallelamente, svolse una intensa attività di scrittore quale autore di monumentali opere di
carattere storico: “Storia della Guerra Civile in Italia”, “Storia delle Forze Armate della RSI”,
“Sangue chiama sangue”, “La generazione che non si è arresa”, “Noi fascisti e gli ebrei”, “L’altra
faccia del pianeta P2”, “L’omicidio Calvi”, “Il triangolo della morte” e (best seller dell’estate 1996)
“Gli ultimi cinque secondi di Mussolini” (90.000 copie vendute).


Eletto senatore nelle liste del MSI-DN nel 1972, venne rieletto per altre quattro volte, sino al 1992.
Fece parte della “Commissione Antimafia” e della “Commissione parlamentare di inchiesta sulla
Loggia massonica P2”.
Le sue relazioni sulle attività mafiose (fu tra i primi a indicare, negli anni Settanta, l’On. Salvo
Lima colluso con la mafia) e sulla P2 costituiscono ancor oggi testi di continua consultazione. Per
14 anni (dal 1980 al 1994) fu anche consigliere comunale di Cortina d’Ampezzo.
Una vita intensa, spericolata, vissuta con tanta passione e con grande senso del dovere politico e
giornalistico.
Rincontrai Giorgio Pisanò più volte negli anni, e nel 1996 ebbi con lui sei ore di colloquio registrato
da cui scaturì un’intervista che, ripercorrendo mezzo secolo di vita italiana di fatti e misfatti, fece
discutere, ma venne apprezzata proprio per la chiarezza.
L’ultima volta che lo sentii telefonicamente mi disse, scherzando: “Mi hanno rovinato il fegato più
gli Alka Seltzer e le aspirine che ho preso negli ultimi quarant’anni che le mille inchieste che ho
svolto”.
Fino all’ultimo non volle arrendersi al male che lo strappava a una vita vissuta intensamente e
controcorrente.
Parlammo del suo ultimo libro, dal titolo inequivocabile: “Io fascista”, quasi un suo testamento
spirituale.

Gli rifeci la domanda che gli avevo posto anni prima: “Ma ti rendi conto che è anacronistico essere
fascisti oggi?”.
Mi rispose con la stessa frase di allora: “In quel periodo ho vissuto la mia gioventù. Poi è arrivata la
carriera giornalistica, l’incontro con Rusconi, le inchieste, le denunce, il fatto di aver avuto il
“Candido” in mano per quasi venticinque anni, e le battaglie parlamentari. Ma non mi sento una
vittima. Ho sempre combattuto a viso aperto, e alla fine ho anche vinto, in un mondo che mi era
contro. E ho potuto dire quello che ho voluto, in assoluta libertà. E tutto questo, a un certo punto,
paga, e oggi sono rispettato. Anche dagli avversari”.
Ironia della sorte: i suoi ultimi due libri di successo sono stati pubblicati da una casa editrice di sini-
stra; la sua ultima intervista è stata rilasciata a chi stende oggi queste note, che è antifascista.

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