Visti o Rivisti per voi, ‘Chiara’ il difficile cammino di una donna del Duecento

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di Patrizia Monzeglio

Della scelta di povertà di Francesco e delle difficoltà incontrate per portare avanti un’idea
rivoluzionaria come quella di vivere secondo i dettami del Vangelo si sa molto e per questo si da
per scontato che anche l’esperienza di Chiara sia stata simile: una giovane donna che decide di
seguire l’esempio di Francesco lasciando gli agi della famiglia e fondando a sua volta un ordine,
quello delle Clarisse.
Spesso però non ci si sofferma sul fatto che queste due scelte di vita, analoghe nei tempi e negli
intenti, non potevano che trovare un diverso grado di accettazione per via delle diffidenze, dei
pregiudizi e dei vincoli dovuti al ruolo della donna nella società medievale, cosa che impedì a
Chiara la piena realizzazione del suo sogno. È questo il merito del film “Chiara” di Susanna
Nichiarelli, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2022 e ora disponibile su RaiPlay:
aver mostrato il punto di vista femminile in una storia che per tradizione relega la figura della Santa
in un ruolo complementare e secondario rispetto a quello di Francesco.
La regista ha affrontato il tema mantenendo un approccio laico, privilegiando gli aspetti storici e
sociali, cercando con impegno di ricostruire ambienti e costumi dell’epoca al punto da usare come
linguaggio l’antico volgare dell’Italia centrale per rendere più realistiche le scene. Uno sforzo che le
viene riconosciuto ma che non è bastato a trasformare una vicenda di per sé interessante in un
film pienamente riuscito.
Che cosa non convince? Almeno un paio di cose. Una narrazione frammentata, con scene
piuttosto statiche ed inquadrature che a volte tendono a ripetersi. La recitazione della protagonista
che non riesce a creare la necessaria emozione per trasformare l’attenzione dello spettatore in
empatia. A questo si aggiunga il non pienamente riuscito uso di inserti musicali, una tecnica già
sperimentata in “Miss Marx”, pellicola uscita nel 2020 che la regista aveva dedicato a Eleanor,
figlia di Karl Marx.
«C’era qualcosa di questo racconto del Medioevo, con le sue paure, le sue malattie, il suo
isolamento che mi sembrava parlare al contemporaneo» afferma la regista parlando del film
“Chiara” . Riiferendosi anche ai suoi due precedenti lavori (“Nico,1988” e “Miss Marx”) poi precisa
«Tutti e tre i biopic sono film sull’identità: ritratti di donne che cercano di essere qualcosa di
definito, al di là di quello che gli viene imposto».
Bisogna riconoscere a Susanna Nichiarelli il merito di aver fatto conoscere con le sue opere tre
figure femminili poco note, cercando di restituire attraverso la storia della loro vita il modo in cui le
donne vedono gli uomini. “Chiara” fa parte di questo filone, un approccio certamente degno di
attenzione ma che a livello di opera compiuta ha mostrato un risultato non particolarmente
brillante, confermato dal limitato apprezzamento da parte del grande pubblico e dai giudizi della
critica.

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