A seguito di attività di indagine svolta d’iniziativa dai militari del Nucleo Carabinieri CITES di Torino la
Procura di Ivrea disponeva la perquisizione presso un immobile in Chivasso.
Gli odierni indagati, tutti di origine italiana, senza la prevista autorizzazione sanitaria e legale
gestivano, all’interno di un capannone nelle pertinenze dell’immobile oggetto di perquisizione, un
allevamento abusivo di cani a scopo di lucro.
All’interno dei locali oggetto di perquisizione, i militari del Nucleo CITES coadiuvati da militari del
Gruppo Carabinieri Forestale di Torino e , per le competenze tecniche, da medici veterinari dell’ASL TO4,
rinvenivano oltre 100 cani meticci, tra cui numerose fattrici con cuccioli, detenuti in box e gabbie
metalliche in condizioni igienico sanitarie, di areazione ed illuminazione critiche.
Gli animali, come emerso nel corso delle indagini svolte, seppur privi della certificazione
genealogica (PEDIGREE), venivano commercializzati e pubblicizzati sui principali siti di e-
commerce, come “di razza pura”, con prezzi di vendita che variavano tra i 400 ed i 1500 euro.
Tutti gli animali, stante le inidonee condizioni di detenzione accertate dall’ASL venivano posti in
sequestro.
Nel corso delle attività di perquisizione veniva rinvenuta e posta in sequestro documentazione
fiscale e sanitaria, certificativa dell’attività di commercio illegale posta in essere dagli indagati.
I militari operanti rivenivano e ponevano in sequestro oltre 10 mila euro in banconote di diverso
taglio, considerate quali proventi della commercializzazione illegale degli animali.
I reati ipotizzati sono la detenzione di animali d’affezione in condizioni incompatibili alla loro
natura e produttivi di gravi sofferenze e la frode nell’esercizio del commercio, per la vendita di
animali di origine, razza o tipologia differente da quella dichiarata.
Nel corso delle attività di perquisizione, emergeva, inoltre, la detenzione da parte di uno degli
indagati di diversi esemplari di tartarughe terrestri italiane (Testudo hermanni) in assenza della
prevista documentazione.
I citati rettili venivano quindi posti in sequestro dai militari del Distaccamento Carabinieri CITES di
Caselle T., intervenuti in loco, i quali procedevano contestualmente alla segnalazione del
responsabile all’Autorità Giudiziaria, per il reato di cui all’art. 1 comma 1 lettera f) della Legge
150/92.
Tale specie, infatti, è ricompresa tra quelle di cui alla Convenzione di Washington (C.I.T.E.S.) ed
inserita nell’allegato A (Elenco delle specie a massimo rischio di estinzione) del Reg. (CE) 338/97
che tutela, appunto, le specie della fauna e della flora selvatiche in via di estinzione
consentendone la detenzione o commercializzazione solo attraverso una opportuna
documentazione che ne attesti la legale acquisizione.
Il procedimento è in fase di indagine e le responsabilità sono pertanto in fase di accertamento.
Il Nucleo Carabinieri CITES di Torino, al fine di contrastare il commercio illegale degli animali
d’affezione, che in molte circostanze corrisponde alla commissione di reati contro il sentimento
degli stessi, rende noto che l’entrata in vigore del Decreto Legislativo n. 135/2022, ha stabilito che
chiunque venda o regali animali d’affezione, tra cui cani e gatti, è tenuto a riportare il loro numero
di microchip e di certificazione medico veterinaria. Questo anche se la commercializzazione
avviene su e-commerce.
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