di Alessio Ercoli, commissario Lega Giovani Torino
La manifestazione contro l’autonomia inscenata dalla sinistra a Torino martedì pomeriggio poggia su presupposti infondati e contraddittori. Innanzitutto perché il DDL portato avanti dal ministro Calderoli si basa sulla Costituzione, che non può essere celebrata solo in alcuni contesti e criticata quando è ora di applicarla in toto.
Per quanto riguarda le materie, viene sollevata solo tanta confusione. Ritengo che i primi a non credere ai falsi allarmi lanciati siano i manifestanti stessi. Non solo perché nel testo è previsto che l’autonomia è subordinata alla determinazione dei LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) e al trasferimento delle risorse alle Regioni prima di concedere l’autonomia, a garanzia dei diritti essenziali per tutti i cittadini in qualsiasi area, ma anche perché già oggi ci sono delle Regioni autonome (e pure a Statuto speciale), senza che per questo assistiamo agli effetti nefasti ipotizzati.
Non si capisce poi quale sia la preoccupazione data dalle differenze che si creerebbero tra una Regione e un’altra: in primis perché sono già presenti e ampiamente registrate, in secondo luogo – ed è questo il cortocircuito ideologico oltre che sostanziale – perché è la Costituzione stessa a prevedere una differenziazione tra Regioni e questo già prima della riforma del Titolo V, quando i padri costituenti all’art. 115 (ora abrogato in quanto riformulato all’art. 114, comma 2) stabilirono che “Le regioni sono costituite in enti autonomi”.
Inutile ricordare come furono proprio i socialisti e soprattutto i comunisti i maggiori fautori della “spinta decentralista” che consentì finalmente, nel 1970, l’entrata in funzione delle Regioni, previste appunto fin dal 1948.
Ora, giacché non vogliamo credere che coloro i quali protestano contro il DDL sull’autonomia differenziata ne ignorino contenuti ed effetti reali, delle due l’una: o la sinistra rinnega i valori della Costituente, oppure sta facendo campagna elettorale rinnegando decenni di proprie battaglie e storia politica, su basi ideologicamente invertite.
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