Ad una settimana dalle elezioni politiche abbiamo rivolto alcune domande ad Alessandro Giglio Vigna, deputato eporediese della Lega che è in corsa per la riconferma dello scranno a Montecitorio.
Quali sono le sue priorità per il Canavese ?
Non è una riposta semplice perché il Canavese è una somma di territori. In questa legislatura, per la prima volta si sono aperte le porte dei ministeri romani a sindaci, amministratori, gruppi, associazioni di categoria, cittadini. Lo ribadisco mai come in questi anni si sono aperte le porte della capitale e nei corridoi e nelle stanze romane si è sentita risuonare così la parola Canavese.
L’idea per la prossima legislatura è di fare davvero squadra per il Canavese.
Cosa pensa di una Provincia del Canavese, dal momento che l’area nella Città Metropolitana di Torino si sente sotto rappresentata ?
Sono entrato in Lega nel 2001 per motivazioni di carattere nazionale. All’epoca c’era il dibattito sull’istituzione di una Provincia del Canavese. Oggi, in questo momento storico, vista la contingenza attuale e l’antipolitica, vedo molto molto molto difficile rimettere questo argomento al centro del dibattito politico.
In concreto quali azioni intende intraprendere se verrà rieletto ?
Proseguire lungo la strada dello sviluppo turistico e della capacità di credere in sé stessi lavorando in squadra, come avevo detto poc’anzi.
Il punto più importante non è ciò che potrei fare a Roma ma come creare una ‘Squadra Canavese’ anche se dopo vent’anni i canavesani sono divisi tra loro tra macro aree.
E questo lo dice una persona che è contro le fusioni dei comuni, che si incatenerebbe se uno dei nostri piccoli comuni alpini venisse fatto chiudere in modo obbligatorio, da Roma o da Torino.
Cosa intende per valorizzare il proprio territorio ?
Partendo dal valorizzare, ad esempio i suoi prodotti. Se si va a mangiare in un ristorante canavesano, al di là di piccole zone di produzione come Caluso, perché non si beve Erabaluce anziché vini di altre zone. Beviamo il nostro vino canavesano, prodotto in Canavese.
Parlando di Ivrea, quanto incide oggi per Ivrea in particolare l’esperienza Olivetti ?
Incide moltissimo in senso positivo per la cultura, il senso di Comunità ne nostri territori, il patrimonio Unesco, i collegamenti con il resto del mondo.
Ma ha inciso anche tanto in negativo con la devastazione economica del post – Olivetti. Ricordo nei miei 40 anni le conseguenze del dopo, la mancanza di lavoro dei miei coetanei. La mia generazione ha odiato quell’esperienza: con le orecchie sentivamo i racconti degli anziani della ‘grandeur’ canavesana ed eporediese ma la nostra realtà, allora, era diversa. Oggi il rivalutare l’asse di via Jervis dandogli dignità e prospettive come volano di sviluppo può consentire alla mia generazione di fare pace con quell’esperienza.
Massimo Iaretti
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