Gli ‘Studi sulla Tattica Rivoluzionaria’ di Roman Rosdolsky

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di Sinigaglia

Roman Rosdolsky – STUDI SULLA TATTICA RIVOLUZIONARIA, Movimento Reale 2025.

A cura del Circolo internazionalista «coalizione operaia»

Con questa pubblicazione sono per la prima volta riuniti in italiano, dopo una prima edizione (postuma) del 1973 in lingua tedesca, i due soli capitoli completati di un’opera incompiuta del marxista ucraino Roman Rosdolsky. Il testo si concentra sull’analisi di Lenin delle forze motrici e del carattere del primo conflitto mondiale. Un’analisi che si connette profondamente con un concetto specifico di tattica rivoluzionaria. L’autore, inoltre, prende in esame gli eventi che accompagnarono le trattative di Brest-Litovsk, affrontando la questione delle cause del mancato allargamento della Rivoluzione d’Ottobre in Europa, in particolare in Germania e in Austria. Roman Rosdolsky (L’viv, 1898 – Detroit, 1967) figlio di un noto filologo, ancora studente aderì al movimento socialista. Durante la Prima guerra mondiale fu membro fondatore dell’organizzazione antimilitarista clandestina “Internationale Revolutionäre Sozialistische Jugend Galiziens” (Gioventù Socialista Rivoluzionaria Internazionale della Galizia). Membro del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Ucraina occidentale, in stretto rapporto con il Partito comunista di Polonia, nel 1925 rifiutò di condannare Trotsky e l’opposizione di sinistra e alla fine degli anni ’20 venne espulso dal partito. Emigrato a Vienna, lavorò per diversi anni come corrispondente dell’”Istituto Marx-Engels” di Mosca. Nei primi anni Trenta si unì al movimento trotskista. Nel 1942 fu arrestato a Cracovia dalla Gestapo e trascorse gli anni successivi nei campi di concentramento nazisti di Auschwitz, Ravensbrück e Oranienburg. Nel 1947 emigrò negli Stati Uniti. In occasione della rivolta ungherese del 1956 maturò la sua divergenza dalla Quarta Internazionale, dovuta alla perplessità circa la formula che vedeva ancora nell’URSS uno “Stato operaio degenerato”. È autore di importanti saggi, tra i quali “Genesi e struttura del capitale di Marx” (sulla base dello studio dei Grundrisse) e “Il ruolo del caso e dei «grandi uomini» nella storia” .

Paul Mattick, che con il marxista ucraino intrattenne una fitta corrispondenza nel comune esilio statunitense, ebbe a definire Rosdolsky «un bolscevico dell’anno 1920» di genere non dogmatico. Al di là delle intenzioni e del significato che l’autore di questa definizione intendeva conferire ad essa, Rosdolsky conferma nei sui “Studi sulla tattica rivoluzionaria” una lucidità teorica, una coerenza politica che lo collocano in piena continuità con il lascito originario e più autentico dell’esperienza rivoluzionaria bolscevica. Un testo di una freschezza straordinaria, che solleva questioni urgenti in un’epoca come l’attuale in cui, penosamente abbandonate le profezie trionfaliste di un mercato globale capace di determinare il superamento del fenomeno bellico, il capitalismo sta sprigionando conflitti e massacri lungo molteplici linee di faglia e accumulando le sostanze esplosive di urti ancora più sanguinosi. La riflessione di Rosdolsky ci indica ancora il tracciato di una risposta, di un impegno politico contro una barbarie connaturata con l’attuale modo di produzione. 

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