di Guido Michelone
Per capire in quale modo i rapporti tra scienza e calcio siano intrecciati, viene ora in aiuto un bellissimo
volumetto illustrato dal titolo L’incredibile storia del pallone da calcio (Editrice Sonda) che è un vero e
proprio manuale di scienze sulla sfera di cuoio usata negli stadi e nei campetti. Dopo L’incredibile storia di
un fiocco di neve, il matematico francese Étienne Ghys, con un talento inconsueto, se non unico, nel
trasmettere e divulgare la scienza (e la cultura scientifica), invita il lettore a gettare uno sguardo nuovo
verso il football, partendo dalla constatazione che per l’esistenza umana esistono tanti oggetti geometrici:
ad esempio la porta di casa e quella difesa da un portiere allo stadio sono rettangoli.
E, sostiene l’autore, “Fare geometria significa capire tutte queste cose”. Per spiegarlo egli addirittura
teorizza la strettissima vicinanza fra disegno e geometria: “In questo piccolo libro ci sono moltissime
immagini. Sono più importanti del testo”. Del resto, per far conoscere quanti pezzi bianchi e neri sussistono in un pallone, Ghys passa in rassegna modelli da calcio, Telstar, Teamgeist, Jabulani, Brazuca, Al Rihla e il recentissimo Fussballliebe (Europei 2024), per dimostrare che i disegni risultano ‘falsi’ , giacché occorre anzitutto osservare il cubo (e sapere come realizzarlo).
Per orientarsi bisogna sia conoscere il significato di tetraedro, esaedro, ottaedro sia usare triangoli e
pentagoni, con l’aggiunta di una sorta di trucco magico: approdare direttamente al dodecaedro! E qui Ghys ricorda come sia fondamentale ricordarsi un po’ di storia della scienza, della matematica, della filosofia a
cominciare dai ‘solidi di Platone’ per arrivare a Leonardo da Vinci, il quale disegna le cinque possibilità di
assemblare poligoni che abbiano tutti lo stesso numero di lati per formare un poliedro regolare. In tal senso è forse giusto affermare che il pallone calciato via via da Piola, Puskas, Pelé, Rivera, Beckenbauer,
Maradona, Ronaldo, Messi sia un solido platonico.
Ma Ghys rammenta pure che un altro concetto importante da considerare è quello di simmetria, benché
successivamente gli ingegneri vogliano semplificare, utilizzando i solidi scoperti da Archimede: ed ecco via via la scelta dell’ottaedro per il pallone del Teamgeisten 2006, la costruzione tutta ingegneristica del
pallone Bracuza tornando al poliedro più semplice (il cubo) e la sfera dei Mondiali Qatar 2022, con una
‘novità’ risalente persino a duemiladuecento anni or sono.
Dopo la narrazione sull’importanza primaria della geometria nel pallone, è la fisica ad aiutare a far capire
perché la balistica, l’attrito e il flusso d’aria determinano le traiettorie delle sfere di cuoio tirate da Lautaro
o Lukaku, un tema intricato richiedente svariati esperimenti. E al proposito Ghys non perde l’occasione per
divulgare la storia della scienza, citando o grandi nomi come Tartaglia autore di un trattato di balistica,
oppure Galileo il primo a capire l’influenza del peso sulla traiettoria, o ancora Jean Le Rond d’Alembert e
Gustave Eiffel con i loro paradossi: ed è un risaltare la matematica, l’antichità, l’idea di bellezza, in un libro
di scienza dove parole e immagini restano paritetiche, onde avvicinarsi, con gli occhi di un matematico e di un fisico, a un oggetto (il pallone) e uno sport (il calcio, football, soccer) amati in tutto il mondo.
Anche i giocatori – almeno i migliori – sono perfettamente coscienti dell’importanza della scienza del
pallone: Dopo una splendida rete – la cosiddetta ‘punizione perfetta’ – in Francia- Brasile (1-1) a Lione il 3
giugno 1997, l’autore Roberto Carlos confessa: “Ho sempre tirato i mie calci di punizione sulla valvola della palla, dove è più dura, per darle più potenza. Ho sempre tirato dal basso a sinistra del pallone verso l’alto a destra per dargli una traiettoria curva”.
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