di Giancarlo Locarni **
In un recente articolo pubblicato su Canavesano e Dintorni, i rappresentanti di Alleanza Verdi e Sinistra, Marco Grimaldi e Alice Ravinale, hanno lanciato accuse pesanti contro l’acquisto del deposito Avogadro di Saluggia da parte di SOGIN, definendolo una “bomba ambientale” e un passo verso la trasformazione del sito in un “cimitero nucleare d’Italia”.  Tali affermazioni, pur motivate da preoccupazioni legittime, appaiono esagerate e basate su processi alle intenzioni che rischiano di infiammare gli animi senza contribuire a soluzioni concrete. Analizziamo i fatti, ricordando che i rifiuti nucleari sono presenti nel sito da decenni, e proponiamo un approccio pragmatico che bilanci tutela ambientale e gestione responsabile. Contrariamente all’immagine di un sito “fragile e vetusto” improvvisamente minacciato, il deposito Avogadro ha una storia nucleare che risale agli anni ‘50. Costruito inizialmente come reattore di ricerca sperimentale dalla FIAT (oggi parte del Gruppo Stellantis), fu il primo impianto nucleare in Italia, operativo dal 1958.   Negli anni ‘70, è stato riconvertito in deposito per rifiuti radioattivi, e oggi ospita circa 270 metri cubi di materiali liquidi provenienti da attività passate, inclusi quelli dell’impianto EUREX adiacente. Saluggia è da tempo un hub per lo stoccaggio temporaneo di scorie, senza aver mai ospitato una centrale nucleare attiva a lungo termine. I rifiuti non sono una novità “in arrivo”, ma un’eredità storica già gestita sul posto da “tempo immemore”. Accusare SOGIN di volerlo trasformare in un deposito permanente ignora questa realtà consolidata. L’articolo critica l’acquisto del sito per 15 milioni di euro da Stellantis, suggerendo che ciò lo renderebbe un “punto di raccolta permanente” per scorie, inclusi rifiuti dall’estero. Tuttavia, il bilancio 2024 di SOGIN indica trattative in corso per acquisire il deposito, con l’obiettivo di integrarlo nei piani nazionali di decommissioning e gestione sicura. Recentemente, nel 2025, sono stati stanziati 17 milioni per rafforzare l’argine contro rischi idrogeologici, coprendo progettazione e realizzazione. Questo investimento dimostra un impegno per la sicurezza, non per un’espansione irresponsabile. Il rientro di scorie trattate all’estero (da Francia e Regno Unito) è previsto per il 2025, ma è parte di accordi internazionali preesistenti, non una conseguenza dell’acquisto.  Piuttosto che un “affare” per liberare Stellantis, l’operazione potrebbe accelerare la bonifica e la riconversione dell’area, come auspicato dagli stessi critici. Le preoccupazioni su rischi idrogeologici, vicinanza al fiume Dora Baltea (700 metri) e ai pozzi dell’acquedotto del Monferrato (1400 metri) sono citate dall’articolo, riferendosi a rapporti di ARPA, ISIN e il Piano Regolatore locale.  Eppure, ARPA Piemonte conduce monitoraggi radiologici ambientali annuali, con risultati che non indicano emergenze acute; ad esempio, il rapporto 2019 conferma controlli rigorosi.   ISIN, l’Ispettorato nazionale, ha effettuato ispezioni nel 2025, garantendo un “controllo costante sulla sicurezza”.  La Dichiarazione Ambientale di SOGIN per EUREX (aggiornata al 2024) enfatizza misure di mitigazione. Anomalie passate sono state gestite con trasparenza, e tavoli tecnici regionali monitorano il sito, che custodisce il 75% dei rifiuti nazionali in attività. Definirlo una “bomba” parrebbe un’esercizio di politica spiccia e soprattutto ignora questi sforzi e rischia di sottovalutare i progressi in sicurezza. Le accuse di AVS sembrano basate su presunte intenzioni future di SOGIN e del Governo, senza evidenze concrete di piani per un “cimitero nucleare”. Tali processi alle intenzioni sono percorsi fragili, esacerbano divisioni, alimentano paure infondate e distolgono dal dialogo costruttivo su un tema delicato come il nucleare. Invece di polarizzare, dovremmo focalizzarci su evidenze scientifiche e collaborazioni tra istituzioni, come i tavoli tecnici piemontesi.
In conclusione, Saluggia non sta diventando un “cimitero” ex novo; i rifiuti sono un’eredità storica da gestire con pragmatismo e metodo scientifico. L’acquisto da SOGIN, supportato da investimenti in sicurezza, potrebbe accelerare la bonifica, tutelando ambiente e comunità senza sacrifici economici. Un approccio ideologico ed ortodosso non aiuta; solo il realismo basato su fatti può garantire un futuro sostenibile.
** Coordinatore Dipartimento Ambiente Lega Salvini Piemonte

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