di Patrizia Monzeglio
«Le star che saranno a Torino snaturano l’anima militante e cinefila del festival? Toglieranno
interesse ai film? La mia risposta convinta è “no” a tutte e due le domande» aveva dichiarato Giulio
Base, nuovo direttore del TFF, al Corriere della Sera.
A conferma di tale impegno uno dei film in programma nella giornata di sabato 23 novembre è
stato “Corresponsal” (Corrispondente), che affronta il delicato tema del rapporto fra giornalismo e
potere con una storia ambientata in Argentina durante la giunta militare di Videla.
Siamo nel 1978, Eduardo Ulrich svolge il suo lavoro per un gruppo editoriale e si prepara a seguire
i Mondiali di calcio che si terranno di lì a poco. Di fronte alla proposta della direzione di mettere la
sua abilità di giornalista al servizio di clienti molto particolari, disposti a pagare cifre elevate per
un’inchiesta, Ulrich accetta senza farsi troppi scrupoli.
L’incarico di pedinare un professore universitario e i suoi allievi, sospettati di attività sovversiva,
Ulrich lo svolge in modo non diverso dalla sua abituale attività giornalistica: segue le persone, le
fotografa, filma gli incontri, scrive report avanzando ipotesi che possano andare incontro alle
aspettative del committente, intasca i soldi e ricomincia da capo. Con la stessa voce monocorde
con la quale descrive i preparativi dei Mondiali di calcio, rilegge ciò che ha scritto riguardo a
persone in pericolo di vita.
Il muro di indifferenza che ha eretto nei confronti degli altri però ad un certo punto si incrina. Di
fronte alle conseguenze tragiche del suo lavoro decide rinunciare all’incarico, una rinuncia che si
rivela impossibile perché il tunnel imboccato è senza via di uscita. In quel mondo chi non sta dalla
parte dei carnefici può solo essere vittima.
La parola “corresponsal” richiama alla mente, non a caso, il concetto di “corresponsabilidad” e il
film mira a mettere in luce il breve passo che separa un atteggiamento di distacco emotivo dal
coinvolgimento diretto, in cui è facile scivolare per soldi, ambizione o paura.
Il regista argentino Emiliano Serra (foto) ha affermato «Durante la stesura di questo copione, mi
sono interrogato sui limiti oltrepassati da chi, consapevole delle conseguenze delle proprie parole
e dei propri scritti, sa come creare una narrazione. Credo che “Corresponsal” rappresenti
un’opportunità per riconsiderare il ruolo del giornalismo e l’interrelazione tra politica e media».
Il film si sviluppa con il crescendo di un thriller per affrontare una delle pagine più buie della storia
dell’Argentina. Nonostante qualche limite di regia nel descrivere il passaggio fra la totale
indifferenza iniziale del personaggio e la successiva presa di coscienza, la pellicola ha il pregio di
restituire il clima di quegli anni difficili, la sofferenza di un popolo che ha vissuto il dramma dei
“desaparesidos” e di far riflettere sull’uso dello sport come diversivo per distogliere l’attenzione dai
problemi tragici di un paese e tacitare le coscienze.
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