di Maria Antonella Pratali
Al 43° TFF (Torino Film Festival, 21-29 novembre 2025) abbiamo assistito alla presentazione ufficiale del lungometraggio “Black Ox” (Bue nero), del quarantunenne giapponese Tsuta Tetsuichiro, già noto per precedenti film presentati in vari festival cinematografici, e segnalato dal BFI (British Film Insitute) tra i migliori registi del Giappone.
Tsuta Tetsuichiro costruisce un film in bianco e nero (a parte i primi e gli ultimi fotogrammi), con immagini che sembrano emergere lentamente dalla nebbia del tempo. La narrazione avviene in quasi totale assenza di dialoghi, prediligendo silenzi e ritualità quotidiane del Giappone del XIX secolo, periodo Meiji.
Nello Zen, la figura del bue è uno dei simboli più antichi. Nella tradizione dei Dieci Quadri del Bue, essa incarna la mente autentica, quella natura originaria che l’essere umano cerca di riconoscere e domare. Il colore nero, in particolare, rimanda alla parte più indomita e opaca dell’interiorità, ciò che sfugge al controllo, che appartiene all’ombra.
Il bue è un compagno simbolico del protagonista, un cacciatore costretto a lasciare le montagne in seguito a un incendio, e a reinventare la propria vita come contadino.
La calma, la resistenza e la lentezza dell’animale richiamano la coscienza profonda dell’uomo, il suo desiderio di riconnettersi con la natura, un legame sacro che rischia di dissolversi con l’avanzare della modernizzazione.
Il paesaggio sonoro lavora come una presenza invisibile: fruscii, scricchiolii, vento, pioggia, passi compongono una colonna sonora che avvolge la storia e amplificano il senso di sospensione.
Ogni scena è un quadro vivente in cui uomo, animale e elementi naturali interagiscono, in un paziente percorso di convivenza.
Il film ruota intorno al protagonista, interpretato magistralmente da Lee Kang-sheng, e al suo bue e può essere visto come riflessione sulla perdita di legami spirituali in epoca di modernizzazione e sul rapporto ancestrale uomo-animale.
La solitudine, la fatica e la calma rassegnazione sono le caratteristiche principali di un uomo che vive il processo di trasformazione senza avere ancora i mezzi per seguirne il ritmo.
Tradizione e mutamento, perdita e meditazione sulla continuità e sul vuoto lasciato dalle cose che non possiamo preservare vengono rappresentati attraverso immagini raffinate che non hanno bisogno di parole.
Black Ox offre un’esperienza duratura, capace di restare impressa nella memoria come un paesaggio interiore che appartiene a tutti noi.

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