Gli intrighi di palazzo hanno un loro fascino, se poi il palazzo è il Vaticano, con i suoi riti e i suoi segreti, ecco che ci sono abbastanza elementi per trasformare un evento come l’elezione di un nuovo Papa in un thriller.
“Conclave”, ultima opera del regista Edward Berger, è un buon thriller da diversi punti di vista. Intanto la sceneggiatura è basata sul romanzo omonimo (2016) di Robert Harris, uno scrittore capace di creare intrecci avvincenti che ben si adattano ad una trasposizione cinematografica, così come è successo per Fatherland (1992), Enigma (1996), Il ghostwriter (2007), L’ufficiale e la spia (2017).
In “Conclave” la storia avanza, tra una fumata nera e l’altra, con colpi di scena che rimettono in discussione di volta in volta l’esito della votazione, senza però il ricorso a espendienti troppo fantasiosi così da garantire sempre un certo grado di realismo.
Il film poi beneficia di un cast di ottimo livello a partire da Ralph Fiennes che, nell’interpretare il Decano responsabile dell’organizzazione dell’evento, sa dare al suo personaggio una profondità psicologia ricca di delicate sfumature. Stanley Tucci e Sergio Castellito fungono da comprimari rappresentando due visioni opposte della Chiesa, quella progressista e quella più conservatrice.
Anche se la regia di Edward Berger si rivela un po’ semplicistica nel delineare il profilo dei vari personaggi, fin da subito infatti si capisce chi sono i buoni e chi sono i cattivi, il film ha il merito di portare alla ribalta un tema su cui tutti siamo chiamati a riflettere: quale sarà il futuro della Chiesa Cattolica mentre il mondo va avanti e la globalizzazione mette in discussione tradizioni secolari? Nelle contrapposte visioni, l’elezione di un nuovo Papa rappresenta un momento cruciale, per questo ai dubbi di fede si aggiungono quelli di una scelta che si gioca sul delicato equilibrio fra l’integrità morale della persona e il punto di vista che essa rappresenta, durante un Conclave così come in qualsiasi elezione politica.
Edward Berger, nel realizzare un film di intrattenimento, tocca temi interessanti, non ultimo il ruolo marginale delle donne qui rappresentate dalle suore addette alla gestione della residenza. Silenziose figure di sfondo, si rivelano determinanti in un paio di momenti delicati, in particolare Suor Agnes, interpretata da una convincente Isabella Rossellini.
I sontuosi ambienti (la Reggia di Caserta e la Cappella Sistina riscostruita a Cinecittà), i colorati abiti e la dettagliata descrizione delle procedure di rito, impreziosiscono una pellicola che ha già ottenuto 6 candidature ai Golden Globe, 11 ai Critics Choice Awards e che aspira all’Oscar. D’altronde con il suo “Niente di nuovo sul fronte occidentale” il regista Edward Berger aveva conquistato nel 2023 ben quattro statuette.
Fedele al romanzo, la sceneggiatura ha mantenuto invariato il finale che risulta essere l’aspetto più debole del film, una chiusura forzata che poco si addice a una storia avvincente e credibile fino (quasi) alla fine.
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