Il cielo infinito della Mongolia nell’obiettivo e nella penna di Andrea Desana

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di Andrea Desana*

Si dice molte volte: ‘Questo è un viaggio unico nel suo genere”. Ma un viaggio in Mongolia è veramente unico e diverso da tutti gli altri. Lasciata la capitale Ulan Bator con il suo traffico incomprensibile e le sue surreali sovrapposizioni tra antichi templi buddisti e qualche palazzo futuristico ci si immerge totalmente … nell’immensità, nel nulla, nella steppa, nelle praterie e nelle dune del deserto del Gobi. Credo che nessun Paese al mondo sia così ricco di mandrie di cavalli neri, marroni e fulvi, di cammelli, che scendono di corsa dalle dunedi sabbia, di pecore, capre e bovini, mentre nel cielo volteggiano decine di aquile e falchi.

E nelle spaccature delle rocce rosse si possono chiaramente individuare le vertebre di dinosauri vissuti oltr 65 milionidi anni fa.

Nelle ger, le tradizionali tende bianche mongole di forma circolare, saltellano le ranocchie, si possono fare sogni stupendi

** già direttore della Coldiretti di Vercelli e Biella

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