Letti o Riletti per voi: ‘Come le mosche d’autunno’ piccolo classico di Irene Némirowsky

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di Patrizia Monzeglio

Un libro di cento pagine rappresenta un’eccezione in un mercato editoriale che ama sfornare
“mallopponi” spessi come mattoni. Un piccolo libricino ha però il pregio di essere un buon
compagno di viaggio per chi ama leggere su carta, te lo porti dietro, sul bus o in treno, lo apri
curioso di scoprire cosa contiene e subito smetti di fissare le teste intorno a te chinate sullo
schermo del cellulare e ti lasci rapire dalla storia. L’importante è che sia una storia capace di
rapirti: “Come le mosche d’autunno” lo è.
Il breve romanzo scritto da Irene Némirowsky negli anni ‘30 non è una delle sue opere più famose
ma non per questo è meno meritevole d’attenzione. Il racconto si svolge ai tempi della Rivoluzione
d’ottobre e narra le vicende di una famiglia nobile costretta a fuggire dalla madre patria per trovare
rifugio in Francia. La trama prende forma guardando gli eventi dal punto di vista di Tat’jana,
l’anziana bambinaia che ha trascorso l’intera vita crescendo i piccoli della famiglia, a cui lei è
affezionata e che rappresenta tutto il suo mondo.
Le mosche evocate dal titolo rimandano a quel girare a vuoto degli insetti quando finisce la loro
stagione, ritratto impietoso di una classe sociale travolta dalla rivolta bolscevica, vista con occhi
affettuosi e umili di chi, come Tat’jana, un altro mondo non lo sapeva concepire. « Camminavano
avanti e indietro da una parete all’altra, in silenzio, come le mosche d’autunno, allorchè passati il
caldo, la luce dell’estate, svolazzano a fatica, esauste e irritate, sbattendo contro i vetri e
trascinando le ali senza vita».
L’esperienza degli esuli russi Irène Némirowsky la conosceva bene, essendo lei stessa approdata
in Francia nel 1919 con la sua famiglia di ricchi ebrei. In queste pagine la scrittrice trasmette la
profondità di quel sentimento di nostalgia che rimane dentro a chi ha dovuto abbandonare la terra
madre, anche se era una terra di rigidi inverni e freddo impietoso. Le atmosfere che l’autrice sa
ricreare con la sua bella, nitida scrittura ricordano certe pagine di Pasternak e chi ha amato “Il
dottor Zivago” ritrova nel libro il piacere di immergersi in quello stesso paesaggio umano, dove torti
e ragioni si intrecciano in un groviglio di sentimenti difficili da districare.
“Come le mosche d’autunno” è quindi un buon compagno di viaggio, un modo per scoprire Irène
Némirowsky da parte di chi ancora non la conosce.
“Suite francese” è forse il suo romanzo più noto. L’autrice lo scrisse sulla base di un’altra dolorosa
esperienza di vita, quella dell’occupazione nazista della Francia, nazione che era diventata per lei
una seconda patria. Se avete visto il film, non fermatevi lì. “Suite francese” merita di essere letto
comunque, non solo per il racconto dal titolo “Dolce” da cui è tratto il film, ma anche per “Tempesta
di giugno” che descrive il caotico esodo di massa che accompagnò l’arrivo dei tedeschi a Parigi.
Bellissime pagine che rimangono impresse nella memoria.

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