di Patrizia Monzeglio
Abbiamo riletto recentemente due libri, di quelli che rimangono lì per anni sugli scaffali della
libreria, quei libri che quasi ti scordi di avere. Perché non rileggerli, ti chiedi un giorno, così, tanto
per vedere che effetto fa. Lo abbiamo fatto ed è per questo che oggi parliamo di Il mondo di ieri di
Stefan Zweig e di Esilio di Enzo Bettizza, due autobiografie scritte a distanza di cinquant’anni l’una
dall’altra, la prima uscita postuma negli anni ‘40, la seconda negli anni ‘90 del Novecento. Le
accomuna il racconto di vicende famigliari che affondano le radici in un mondo multiculturale
tollerante e tranquillo quali potevano essere la Vienna di Zweig, all’inizio del secolo scorso, o la
Spalato di Bettiza.
Zweig, di famiglia benestante ebrea, trascorse la gioventù nel mondo dorato della “Belle Époque”,
interessato unicamente al teatro, alla poesia e all’arte in genere, diventando precocemente
famoso. Bettiza crebbe in quel crogiolo di culture che era la Dalmazia di allora: figlio di ricchi
imprenditori di origine italiana, con madre montenegrina e balia serba. I loro libri raccontano un
mondo di convivenza e di fiducia nel progresso che finì con lo sgretolarsi a poco a poco sotto le
spinte dei movimenti nazionalisti. Le loro storie hanno qualcosa in comune: entrambi gli autori
crebbero in un mondo immerso nell’illusione di un futuro di pace, entrambi furono vittime di una
diaspora che segnò la storia europea. Le leggi razziali costrinsero Zweig a rifugiarsi all’estero,
Bettiza racconta della fuga in Italia della sua famiglia dopo l’occupazione jugoslava.
Perché vale la pena rileggerli oggi? Perché quando sperimenti in prima persona alcune esperienze
di vita acquisti una sensibilità diversa, un’empatia che ti avvicina a chi quelle esperienze le ha
vissute e descritte. La nostra generazione si era cullata nell’illusione che la caduta del muro di
Berlino e la soluzione delle guerra dei Balcani avessero risolto a livello europeo le problematiche di
convivenza fra culture diverse, per noi quei problemi riguardavano il Novecento ed era il passato,
così siamo oggi sorpresi e increduli nel constatare che la storia a volte si ripete, almeno in certe
tendenze, in certe conseguenze.
Il nostro “mondo di ieri”, quello dei primi anni di questo XXI secolo con la sua fiducia in un mondo
di benessere e pace, si è concluso con la guerra in Ucraina e con il crescere di nuove tendenze
nazionaliste in Europa. Il senso di precarietà e la preoccupazione per il futuro che oggi viviamo ci
avvicinano quindi alle generazioni che ci hanno preceduto e ci danno una diversa consapevolezza
del delicato equilibrio su cui si regge la nostra società, una consapevolezza che ci consente di
apprezzare, oggi più che in passato, la lettura di libri scritti decenni fa, come “il mondo di ieri”
Stefan Zweig ed “Esilio” di Enzo Bettiza.
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