«Chiediamo di sospendere il procedimento di commissariamento degli Atc (Ambiti territoriali di caccia) TO3, TO4 E TO5 in virtù dell’irrilevanza delle contestazioni che vengono loro mosse e, soprattutto, perché tale provvedimento provocherebbe un rallentamento o, peggio ancora, un fermo delle attività di contenimento della fauna selvatica e di indennizzo dei danni agli agricoltori, unici soggetti danneggiati da questa situazione».
Cosi il presidente di Cia Agricoltori delle Alpi, Stefano Rossotto, sintetizza la richiesta contenuta nella lettera firmata congiuntamente con il presidente regionale di Confagricoltura Piemonte, Tommaso Visca, indirizzata alle autorità competenti di Città Metropolitana di Torino e della Regione Piemonte.
«La situazione ereditata a suo tempo sui bilanci dell’Atc TO3 è stata sanata – osserva Rossotto – e, nonostante alcuni rilievi successivamente chiariti e risolti, il bilancio 2023 è stato approvato entro il termine di legge del 31 dicembre 2023. Va dato atto come, in questi anni, le tre Atc in questione e il loro presidente abbiano svolto un’efficace azione di contenimento degli ungulati, riducendone significativamente il numero. Bloccare questa attività con il commissariamento esporrebbe il territorio al gravissimo rischio del dilagare della peste suina, soprattutto in un’area, quella del Chierese, che si trova a ridosso della zona rossa già interessata dal contagio».
Il presidente Rossotto ricorda come Cia Agricoltori delle Alpi sia stata la prima Organizzazione a invocare un commissario con poteri straordinari e l’utilizzo dell’esercito per la gestione dell’emergenza legata alla peste suina, “provvedimenti che andrebbero ulteriormente rafforzati, anziché depotenziati dall’azzoppamento degli Atc”.
«Ciò non toglie, come proponiamo, che Atc e Ca vadano radicalmente riformati – rilancia Rossotto -, perché i meccanismi di rappresentanza tuttora in atto favoriscono la componente dei cacciatori, i quali non sempre hanno un sincero interesse al depopolamento degli ungulati. Ricordiamo che il cinghiale e la selvaggina si nutrono del nostro lavoro creando grossi danni, che in molti casi non vengono riconosciuti. Siamo pronti a fare la nostra parte, ma ora non bisogna mollare il tiro sui cinghiali».
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