Salario minimo, consegnate in Senato 70mila firme: la soddisfazione di Unione Popolare

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Unione Popolare ha consegnato al Senato le firme per presentare la proposta di legge di iniziativa popolare per introdurre un salario minimo legale di 10 euro lordi l’ora, agganciato automaticamente all’inflazione.
A partire dal 2 giugno, festa della Repubblica fondata sul lavoro, UP e tutti gli attivisti e le attiviste per il salario minimo hanno raccolto più di 70 mila firme in tutta Italia.
Si tratta di un numero importante, molto più alto del necessario. Questa cifra rappresenta quanto quanto ampia e generalizzata sia stata la mobilitazione popolare, verso una misura necessaria, per migliorare le condizioni di vita e di lavoro di milioni di lavoratrici e lavoratori. Infatti, secondo le stime, sono più di 5 milioni le persone che hanno uno stipendio sotto i 10€ euro l’ora.

«Portiamo in Parlamento una risposta ai bisogni popolari, quelli che chi siede tra i banchi del Governo ignora – dichiara Luigi De Magistris, portavoce di UP. Che aggiunge: Una risposta che, se diventasse legge, permetterebbe a milioni di lavoratori e lavoratrici di uscire dalla trappola del lavoro povero, di restituir loro almeno una parte dell’enorme ricchezza che producono ogni giorno, sgobbando e faticando, e che oggi rimane incollata alle tasche di pochi. Il tutto all’insegna dell’applicazione di quell’articolo 36 della Costituzione che prevede l’obbligo di una retribuzione “sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa».

Rispetto alle altre proposte di salario minimo, ad esempio a quella presentata dalle opposizioni parlamentari (M5S, Pd, Avs e Azione) di 9 euro l’ora, il testo di UP prevede una cifra di 10 euro lordi l’ora.
10 euro é pari all’80% del salario mediano italiano, una percentuale che garantisce paghe degne, senza contraccolpi occupazionali. Altra differenza fondamentale, è che la nostra proposta prevede l’adeguamento del salario minimo al costo della vita (quello che era la scala mobile) e che l’aumento degli stipendi non peserà sulla finanza pubblica, ma sarà a carico delle imprese.

La registrazione della conferenza stampa sulla pagina fb di Unione Popolarewww.facebook.com/UnionePop

DAL PIEMONTE PIÙ DI 6.000 FIRME. ORA CONTINUA LA BATTAGLIA PER LA DIGNITÀ DI CHI LAVORA

«Il Piemonte – ha dichiarato Alberto Deambrogio del Comitato regionale UP – ha contribuito a questo buon risultato con più di 6.000 sottoscrizioni al testo di legge con un lavoro durato mesi, in cui le attiviste e gli attivisti di Unione Popolare hanno incontrato ai banchetti le varie soggettività che oggi compongono un mondo del lavoro sempre più frastagliato e umiliato. Quel che sta succedendo nel Piemonte ex manifatturiero è sotto gli occhi di tutti e chi ha firmato sa quanto sia difficile guadagnare un salario sufficiente per vivere con dignità.»
Al di là del minimo a 10 euro lordi, della rivalutazione automatica e del fatto che a pagare debbano essere i padroni e non la fiscalità generale e cioè chi lavora, questa legge può diventare un nuovo e potente principio di organizzazione per lavoratrici e lavoratori spesso in una condizione di divisione costruita da chi ha voluto la loro sconfitta; col salario minimo a 10 euro tutte e tutti loro potranno rivendicare insieme nuovi aumenti e in prospettiva nuovi diritti omogenei.
Quella appena conclusa non è stata una raccolta di firme su una petizione on line, ma un percorso faticoso e certificato, che può aprire una nuova stagione di discussione e lotta sul valore del lavoro. Dal Piemonte abbiamo chiara la consapevolezza che chi, come le aziende italiane nel 2021, ha fatto utili netti per 99 miliardi di euro non può non contribuire a una reale distribuzione del reddito. Va rotta definitivamente l’idea che il salario sia un problema per la nostra economia, che è tra le prime per l’export in Europa. Il problema semmai sta a casa nostra, dove governi di centro sinistra, tecnici e di centro destra hanno deciso scientemente di soffocare la domanda interna.

IVREA E CANAVESE FRA LE PRIME PIAZZE NELLA RACCOLTA FIRME NELLA PROVINCIA DI TORINO

«Grande è stata la risposta soprattutto di donne e giovani alla nostra proposta di legge di iniziativa popolare per il salario minimo a Ivrea e nei principali centri di questa parte di Canavese – dichiara Cadigia Perini di UP Ivrea e Canavese che continua – Le categorie più colpite dal lavoro povero, e precario, quindi le più fragili, sono proprio i giovani costretti a lavorare per pochi euro l’ora e le donne che in tutti i settori hanno paghe molto più basse degli uomini. Il salario minimo adeguato al costo della vita è infatti anche una misura contro la diseguaglianza di genere fortemente presente nel mondo del lavoro negando alle donne quella autonomia economica così importante per tante per decidere di lasciare situazioni di oppressione e violenza. Mettiamo ora alla prova chi in Parlamento parla da anni di salario minimo senza aver fatto nulla per arrivare ad una legge. La nostra proposta dovrà essere discussa alle camere, vedremo allora chi sta veramente dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori contro il lavoro povero», termina Cadigia Perini.

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