di Guido Michelone
Nessuno sa con esattezza se il grande scrittore George Simenon non visiti il Piemonte, la Liguria, il Canavese, il Monferrato o il Ponente nella sua lunga esistenza anche di viaggiatore imperterrito. Quel che invece certo è che moltissimi i piemontesi e liguri (e ovviamente italiani in genere) continuano da quasi un secolo a leggere e apprezzare i romanzi del narratore è nato a Liegi (Belgio) il 13 febbraio 1903 e morto a Losanna (Svizzera) il 4 settembre 1989. E, come spiega bene il collega-romanziere Gianluca Barbera oggi nel nuovo libro “Se il diavolo” (edizioni Interzona Polidoto) fra le centinaia di opere edite in vita, talvolta sotto pseudonimo, i romanzi sul commissario Maigret restano i favoriti dal grosso pubblico, anche se a lungo disprezzati ad esempio dalla cultura di sinistra ch,e anni fa, non coglie la genialità dell’autore nel rinnovare a fondo il racconto poliziesco. All’epoca i giornalist e i critici comunisti sia francesi sia italiani fanno quasi a nel denigrare Simenon, colpevole, a loro avviso, persino nei romanzi non di genere (dunque seri, profondi, impegnati) di evitare di occuparsi della lotta di classe o dei problemi dei lavoratori, come se descrivere il proletario fosse l’obbligo morale dei soli grandi scrittori (ma lo stesso Novecento, a parte rare eccezioni, smentisce tale banalità impositiva). In realtà, letto oggi, Simenon è un coacervo di idee e brillanti, moderne, persino a avveniriste, come appunto dimostra questa sorta di notevolissima biografia romanzata che sono le duecento fitte pagine Gianluca Barbera, che si leggono tutte d’un fiato, proprio come i gialli di Maigret: il cinquantenne scrittore reggiano, da tempo residente nel senese, redige qualcosa che, nonostante la recente uscita, sembra ormai un testo obbligato per conoscere Simenon – occorre ribadirlo – una delle personalità più bizzarre e stupefacenti di tutto il XX secolo, sotto il profilo artistico-letterario, in grado persino di scrivere talvolta tre romanzi al mese, mentre tra l’uno e l’altro, per qualche giorno, si dedica alla bella vita senza freni inibitori. Riassumere il libro di Barbera è quasi impossibile giacché resta sorprendente, a ritmo quasi frenetico, il sunto mirabile di un profilo esistenziale che, a sua volta, riflette benissimo ansie e tormenti di un ormai riconosciuto (e riconoscibile) protagonista di una narrativa ancora oggi attualissima e sorprendente. Una spiegazione infine del titolo: e se Simenon avesse stretto un patto col diavolo – per scrivere così tanti
libri – come fece il Faust di Goethe? La storia umana è piena di questi ‘casi’ irrisolti, ma per capirne qualcosa si deve assolutamente leggere e rileggere il libro di Barbera, candidato a essere uno dei grandi romanzi di questo 2023.
Se il diavolo di Simenon – Il nuovo romanzo di Luca Barbera
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