di Massimo Iaretti
“Monsù President e colega Consijè”, così nel lontano 1990 debuttava Anna Sartoris eletta consigliere regionale nelle fila di Piemont Union Autonomista, suscitando un certo scalpore nell’aula di Palazzo Lascaris e la reazione del presidente del Consiglio dell’epoca, l’alessandrino Angelo Rossa che la esortava con veemenza a non parlare in vernacolo, mentre lei continuava imperterrita il suo discorso in lingua pimontese, fino a quando, ad un certo punto Rossa le disse, con un lapsus storico subito corretto “Consigliere Sartoris parli in piemontese, anzi no in italiano”, suscitando una risata tra i presenti. In aula, tra il pubblico, vicino alla postazione per la stampa, c’era il marito e compagno di vita e di lotte politiche di sempre Roberto Gremmo, da sempre padre storico del pensiero autonomista piemontese. Abbiamo voluto ricordarla in questo modo, comunque storico, perché 33 anni orsono Anna Sartoris fu la prima donna autonomista a sedere sugli scranni di Palazzo Lascaris e fu la prima a fare risuonare con la sua voce la lingua piemontese in aula. E non fu una boutade: successivamente, a fronte di questa novità, il regolamento d’aula consentì gli interventi in piemontese purché accompagnati dalla traduzione in italiano. Ma nella sua lunga militanza politica, sempre a fianco al marito (come ricorda nel suo libro Contro Roma degli anni Ottanta, lo stesso Gremmo) Anna Sartoris è stata anche consigliere comunale a Santhià, dove subentrò nel 1987 a Gremmo e poi consigliere provinciale a Vercelli e ancora consigliere comunale a Biella. L’ultima presenza in un’elezione su alle provinciali di Biella con il Mib – Movimento indipendentista biellese.
Se n’è andata due giorni fa all’ospedale di Vercelli dove era stata ricoverata per una grave malattia, all’età di 70 anni, lasciando però un ricordo profondo per la sua convinta attività, svolta insieme al marito in un momento in cui parlare di autonomia era davvero eroico.
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