VISTI O RIVISTI PER VOI – “IO SONO ANCORA QUI”, storia della famiglia Paiva

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Ci sono alcune frasi chiave a scandire il tempo della storia di  “Io sono ancora qui”, fim del regista brasiliano Walter Salles che ha vinto il Leone d’oro a Venezia per la miglior sceneggiatura e ora concorre agli Oscar come miglior film.

La prima frase è «Passerà presto» e a pronunciarla è Rubens Paiva, ex deputato laburista, che cerca di tranquillizzare la moglie. Siamo a Rio de Janeiro nel 1970, le forze armate hanno preso il potere e hanno sciolto tutti i partiti. L’ingegner Paiva con moglie e cinque figli conduce un’esistenza apparentemente serena fra lavoro, spiaggia e amici.

«Rubens Paiva? Deve venire con noi» è la frase che scava un solco profondo fra il prima e il dopo della vita di questa famiglia e nella nuova realtà sarà la moglie Eunice a farsi carico di tutto, fra mille paure e difficoltà. Senza farsi mai piegare dagli eventi, né lasciarsi cullare da facili illusioni, porterà avanti la sua lotta personale per scardinare l’omertà che avvolge la scomparsa del marito, uno delle centinaia di desaparesidos ai quali nei 20 anni di dittatura si negó anche il riconoscimento della morte.

Per far capire la battaglia Eunice Paiva, la sua determinazione, ecco allora la donna davanti al microfono di una giornalista che, nel fragile Brasile della ritrovata democrazia, chiede:

«Non crede che lo Stato abbia problemi più urgenti che cercare di rimediare al suo passato?» e la risposta è immediata, secca, senza inutili fronzoli, la risposta è «NO». Perché un passato come quello non può e non deve scivolare nel silenzio per esser sostituito dall’emergenza del quotidiano, di un passato come quello va preso atto perché non sia dimenticato.

Il regista Walter Salles, amico dei figli di Paiva, ha girato il film ricostruendo in dettaglio i luoghi in cui vissero,  il dramma che si abbatté su di loro, mettendo al centro della storia la figura di Eunice così come raccontata nel libro scritto dal figlio Marcelo Rubens Paiva. Una donna che non cede alle lacrime, che si reinventa con grande dignità, che sfida i momenti tragici senza perdere il sorriso. Un film che contrappone alla fredda, grigia, brutalità del regime, il calore e i colori di una famiglia che non si piega e non si spezza.

A rendere credibile e toccante la storia sullo schermo, è Fernanda Torres che meritatamente ha vinto il Golden Globe come miglior attrice protagonista e ora concorre agli Oscar. Un’interpretazione di altissimo livello riconosciuta dalla critica internazionale. Con un curioso stratagemma il regista Salles ha coinvolto nel finale anche la madre di Fernanda Torres, nota attrice brasiliana, per interpretare nel 2014 l’anziana Eunice ormai malata di Alzheimer.

Le fotografie della vera famiglia Paiva scorrono sullo schermo in chiusura e danno concretezza ai fatti narrati, una storia che non dimenticheremo e che rimarrà nel nostro immaginario  immortalata in una fotografia che ritrae la madre con i figli. Di fronte al fotografo che chiede di non mostrarsi troppo allegri, Eunice esorta i ragazzi dicendo «Sorridete», mostrandoci che anche un sorriso può diventare una forma di resilienza. 

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