di Guido Michelone
A poche settimane dalla morte di Silvio Berlusconi, compariva questo eccellente libello da parte del miglior intellettuale chel a Destra italiana oggi possegga. Pietrangelo Buttafuoco, drammaturgo, giornalista e, in qualche modo, libero pensatore è simpatico e gradito anche al Centro e alla Sinistra, che ne elogia da un lato l’autonomia di ideologo e la libertà d’azione, dall’altro ne plaude l’estro comunicativo e la qualità affabulatoria: tutte virtù che esemplifica in un testo – Beato lui. Panegirico dell’arcitaliano Silvio Berlusconi, edito da Longanesi – che non è né la biografia né l’elogio del Cavaliere (Dottore come veniva chiamato in azienda), e nemmeno il panegirico del titolo, ma una seria, attenta, puntuale riflessione su cosa lascia ai posteri l’imprenditore (edilizia, sport, tv, media) e soprattutto il politico leader e padrone di Forza Italia in grado di rivoluzionare da solo la vita partitica nazionale – e di riflesso mondiale – come non accadeva (con ben altri echi,però) dalla Marcia su Roma e come non sono nemmeno riusciti a fare “guastatori” di rango come Giannini, Craxi, Pannella, Bossi e di recente Grillo, molto più radicali dell’uomo di Arcore nell’ipotizzare un’Italia “diversa” che però è antropologicamente cambiata solo ‘grazie’ o a ‘causa’ di Berlusconi, delle sue reti commerciali e della sua discesa in campo da tempi record (vittoria alle elezioni solo dopo sei mesi di preparativi). Buttafuoco elenca tutto o quasi della vita pubblica e
privata di Silvio, evidenziando solo le svolte positive, le carte vinbcenti, le qualità individuali di un personaggio via via ambizioso, simpatico, esagerato, furbo, narciso, ottimista, intelligente, i cui atteggiamenti da sempre provocano stupore o incredulità, nel bene e nel male: è forse troppo presto – e Buttafuoco lo sa benissimo – per emettere un giudizio definitivo – lo farà la Storia tra qualche decennio – ma intanto il polemista e scrittore Pietrangelo conduce i lettori nell’universo belusconiano con una lectio di grande letteratura.

Massimo Iaretti

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