ËL PROGRAMA DIJ FEDERALISTA PËR LE ELESSION EUROPENGHE

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Ai doi ‘d fërvé a l’è stait publicà ‘l programa për le elession europenghe dël Patto për le Autonomie, unica lista gropà a l’unich grup dij federalista an Europa (European free Alliance).

Un programa teritorialista e pòst-ideològich che sens’àutr a arpresenta n’alternativa ciajra a cole drite sovraniste e asnasse e a coj progressista sentralista e elitari ch’a vudrìo un fàuss federalism europengh da l’àut e leugn dij teritòri.

Un programa ch’a veul porté anans l’ideja ‘d n’ Europa federal ëd region autònome e ‘d democrassie direte locaj, an portand ël senter ëd le decision politiche vers ël bass, vers ij teritòri e ij sitadin, sël model dl’avzin-a Svissera.

Ël grup ëd travaj dël Patto a l’è un grup motobin anteressant, un mixt ëd masentor locaj, gent neuva, apassionà ‘d politica e cheich personage ch’a l’han arvestì ‘d ròl politich an parlament.

Un grup ch’a l’è pijasse ‘l badò ‘d cambié diression a la politica, apress un desani  ‘d populism cialtron ed solussion facil a ‘d problema complicà….

Ël 2 ‘d fërvé tra l’àutr a l’è dcò na data simbòlica, la Festa dla Candlòra, l’artorn dla lus  dòp ël top invernal. E alora spëroma mach ch’a artornërà la lus an coste nòste democrassie scancherà e iriformà

Impegni comuni

Noi, forze politiche, gruppi e persone attiviste nelle nostre comunità e realtà sociali e politiche, alleate nel Patto Autonomie Ambiente, espressione nella Repubblica italiana dell’Alleanza Libera Europea – ALE (European Free Alliance – EFA), radicate nei valori della Carta di Chivasso, adottiamo questi comuni impegni programmatici in vista delle elezioni europee dell’8-9 giugno 2024:

·         1 Per una sanità pubblica e prossima, universale e gratuita, sotto il diretto controllo delle comunità locali

·         2 Affidare ai contadini la cruciale missione di rendere l’agricoltura sostenibile nel rispetto dell’ambiente

·         3 Compiutezza delle piccole opere che servono nei territori, decise in autonomia dalle comunità locali

·         4 Per una legislazione antitrust in Europa ben più radicale di qualunque altra sin qui varata nella storia del capitalismo

·         5 Più credito per tutti nell’Eurozona

·         6 Basta con la metastasi normativa europea, oltre che statale, regionale, degli enti e delle autorità

·         7 Ritorno alla sussidiarietà

·         8 Resistenza contro l’erosione della democrazia

·         9 Per una Europa di territori, regioni, popoli, non gli “Stati Uniti d’Europa”, etichetta di coloro che tifano per un superstato

·         10 Per una Europa perpetua et ferma libertas, impegnata per la pace, la solidarietà internazionale, i diritti umani

Per una sanità pubblica e prossima, universale e gratuita, sotto il diretto controllo delle comunità locali

1.1 Una sanità pubblica decentrata, fondata sulla centralità degli ambulatori di vicinato e affidata a una rete di medici di famiglia valorizzati nella loro autonomia scientifica, professionale, organizzativa, è necessaria per far fronte all’invecchiamento delle nostre popolazioni e concentrare risorse sulla prevenzione.

1.2 Un’autorevole ed efficiente sanità territoriale, il più possibile prossima alle persone, alle famiglie, alle comunità locali, è indispensabile per una pronta risposta in caso di crisi ed emergenze.

1.3 E’ l’unica che possa, nel rispetto assoluto dell’autodeterminazione delle persone, prevenire l’affollamento degli ospedali, gli eccessi della medicina difensiva, il consumo irresponsabile di farmaci, i rischi delle cure fai-da-te, l’esplosione della spesa.

1.4 E’ la strada maestra per contrastare tentazioni tecnocratiche, centraliste, autoritarie, che spesso nascondono la subalternità agli interessi delle grandi aziende farmaceutiche multinazionali.

1.5 Quella di una sanità pubblica e prossima è la più grande sfida anticentralista e antiautoritaria che possiamo lanciare oggi contro le grandi concentrazioni (globali, europee, statali) di ricchezza e potere, che vogliono prendere in ostaggio la salute e la vita.

1.6 Per un approfondimento: https://www.autonomieeambiente.eu/news/184-primi-spunti-di-lavoro-per-la-sanita-pubblica-e-prossima.

Affidare ai contadini la cruciale missione di rendere l’agricoltura sostenibile nel rispetto dell’ambiente

2.1 La terra non è una merce, l’agricoltura non è solo un lavoro, ma una missione di custodia di tradizioni, diversità, biodiversità, paesaggi, ecosistemi, che deve essere retribuita in quanto tale.

2.2 In ogni territorio i contadini e gli allevatori sono i primi protagonisti dell’impegno per lasciare un pianeta abitabile alle generazioni future e produrre cibo sano per la salute di tutti.

2.3 Non hanno bisogno di imposizioni dall’alto, perché non esistono soluzioni “one size fits for all” per conservare la biodiversità e le tradizioni di ciascuna bioregione.

2.4 Le politiche rurali e agroalimentari devono sempre favorire la piccola proprietà, le piccole imprese agricole, i coltivatori diretti; la pastorizia tradizionale, la transumanza, i piccoli allevamenti fondati sul benessere animale; le piccole produzioni per la vendita diretta e il consumo locale; i protagonisti dell’agricoltura eroica nelle zone montane e comunque difficili e fuori mercato; i contadini e gli allevatori che s’impegnano per le tradizioni e per il rispetto integrale dell’ambiente.

2.5 E’ necessario rendere i coltivatori e gli allevatori i principali e autonomi protagonisti di un cammino di progressiva liberazione dall’oppressione normativa, dagli strumenti e dai prodotti inquinanti, dagli allevamenti intensivi, dalle monocolture distruttive dei territori, dai ricatti dell’agroindustria, dalle distorsioni della globalizzazione.

2.6 Per mantenere il principio di precauzione contro gli organismi geneticamente modificati e la produzione industriale di cibo artificiale, dobbiamo condurre la nostra buona battaglia contro la brevettabilità del patrimonio genetico di tutti i viventi, per tagliere alla radice ogni avidità e ogni concentrazione di potere biotecnologico.

Compiutezza delle piccole opere che servono nei territori, decise in autonomia dalle comunità locali

3.1 Le opere di messa in sicurezza, cura e manutenzione in tutti i territori devono avere la necessaria priorità.

3.2 Accettiamo con lungimiranza i profondi cambiamenti che dovranno investire infrastrutture, modalità, capacità e velocità dei trasporti, per renderli meno inquinanti, lasciando ai territori la possibilità di scegliere le tecnologie migliori che saranno disponibili.

3.3 Ci rifiutiamo di sacrificare le risorse di intere generazioni su opere faraoniche, improbabili e sproporzionate come, per esempio, il ponte di Messina.

Per una legislazione antitrust in Europa ben più radicale di qualunque altra sin qui varata nella storia del capitalismo

4.1 I giganti della globalizzazione, con il loro capitalismo massificante, autoritario, predittivo e induttivo dei comportamenti – e non più solo dei consumi materiali – sono incompatibili con la democrazia e con il bene comune locale, europeo e globale, quindi devono essere ridimensionati.

4.2 Nessuna organizzazione, istituzione, autorità pubblica – locale, statale, unionale, internazionale – potrà essere finanziata da privati.

4.3 Nessuna concentrazione finanziaria privata potrà avere il controllo di beni comuni, infrastrutture e servizi pubblici.

4.4 Per approfondire si consultino le sfide lanciate dal Comitato Charta di Melfi.

Più credito per tutti nell’Eurozona

5.1 Viviamo in un’area valutaria fortissima, ma disfunzionale, con diversi tassi d’inflazione, disoccupazione, retribuzione, indebitamento e diverse capacità di resistenza alle storture della globalizzazione; il governo dell’Eurozona deve quindi essere reso più responsabile e maggiormente collegato ai bisogni delle persone e delle comunità.

5.2 Per avviare un processo condiviso di riforma del sistema monetario, e quindi fermare la desertificazione economica dei territori, si deve partire dal rendere più elastico, accessibile, diversificato – anche nel tasso d’interesse – il credito per famiglie, piccole imprese, autorità locali, bilanci pubblici (i giganti multinazionali privati fanno già ora quello che vogliono).

5.3 Per supportare la diversificazione e la moltiplicazione delle forme di finanziamento e autofinanziamento di persone, imprese, comunità, nonché la pericolosa concentrazione di ricchezze, dobbiamo porre fine al risiko bancario e tornare a favorire l’esistenza di istituti bancari locali e regionali noprofit.

5.4 I debiti pubblici non devono stare sul “mercato” come se fossero privati; la BCE, le banche centrali statali, le istituzioni finanziarie pubbliche, quindi, devono partecipare allo sforzo comune europeo per rompere le catene del debito, contenendo e cristalizzando gli oneri dei debiti pubblici.

5.5 Per approfondire si consultino le sfide lanciate dal Comitato Charta di Melfi.

Basta con la metastasi normativa europea, oltre che statale, regionale, degli enti e delle autorità

6.1 L’esplosione quantitativa delle norme e la moltiplicazione delle fonti che le producono, spesso sovrapponendosi, sono emblematiche della perversione dei centralismi autoritari contemporanei.

6.2 La moltiplicazione delle norme e delle fonti deve finire perché spaventa e opprime una popolazione europea che invecchia, che si è impoverita, che avrà inevitabilmente un divario crescente rispetto alla velocità del digitale.

6.3 Come è stato approfondito dai lavori del Comitato Charta di Melfi, non possono essere imposti all’impresa individuale, familiare, piccola e media, le stesse norme fiscali e burocratiche che possono rivelarsi necessarie per le imprese di maggiori dimensioni.

6.4 Deve tornare la consapevolezza che troppe leggi significano nessuna legge per i potenti, oppressione e arbitrio per i piccoli, esplosione dei contenziosi e un pericoloso declino dello stato di diritto.

Ritorno alla sussidiarietà

7.1 Sussidiarietà deve ritornare a significare sussidiarietà: in Italia e in Europa si deve tornare alla piena attuazione del principio di sussidiarietà previsto dagli Statuti di autonomia, dalla Costituzione (art. 118), dai Trattati europei (anche così come sono oggi: art. 5 del TUE, il trattato sull’Unione), che siamo stanchi di vedere traditi da continui rigurgiti di centralismo.

7.2 Alle autorità locali più prossime alle comunità e ai territori devono essere restituite le responsabilità più ampie possibili e lasciate le risorse necessarie per assolverle: vogliamo la necessaria territorializzazione delle imposte e, sulla base di essa, riformare o istituire, quando e se necessari, strumenti di perequazione e solidarietà interterritoriale.

7.3 Solidarietà sociale, emancipazione degli ultimi, vicinanza ai fragili e ai disabili, servizi pubblici, beni comuni, devono tornare a essere responsabilità delle autorità locali più prossime: i comuni e le loro libere associazioni intercomunali, come le comunità montane e isolane.

7.4 I territori che lo richiedono devono avere il proprio autogoverno regionale ed essere liberi di costituire le loro associazioni macro-regionali, anche transfrontaliere, anche per riunire regioni storiche divise dagli stati centralisti autoritari

7.5 I territori che sono stati impoveriti dal centralismo, dal colonialismo interno, dalle storture della globalizzazione, devono poter istituire in autonomia le proprie Zone Economiche Speciali Integrali (ZESI, anche come già previste dal diritto comunitario, inter alia, dall’art. 107 del TFUE, il trattato sul funzionamento dell’Unione).

Resistenza contro l’erosione della democrazia, contro gli aspiranti dittatori mediatici

8.1 Le concentrazioni di potere, finanziario, mediatico e oggi anche digitale, mettono in pericolo le autonomie personali, sociali, territoriali, e la stessa vita democratica, provocando il declino della libertà d’informazione e del pluralismo politico e culturale in Italia e in Europa.

8.2 Le leggi elettorali in vigore e gli attuali rapporti di forza politici e mediatici consegnano a pochi capi di partito la selezione degli eleggibili o addirittura degli eletti, riducendo le democrazie a spettacoli mediatici dominati da populismi ed estremismi.

8.3 Rifiutiamo ogni forma di elezione mediatica diretta di capi politici: no al presidente-napoleone d’Europa, no al podestà d’Italia, no alla rielezione a oltranza di governatori e sindaci che sono ormai insopportabili star mediatiche.

8.4 Contro questo degrado ci impegniamo a ogni livello per norme elettorali più giuste (comprensive di regole di par condicio nell’accesso a contributi pubblici e alla comunicazione politica, non solo nelle campagne elettorali), che consentano agli elettori di scegliersi i propri leader locali fra persone che conoscono e che li conoscono.

8.5 Perseguiamo l’instaurazione di istituzioni democratiche d’ispirazione svizzera, con innovativi strumenti di democrazia diretta, adatti ai diversi contesti locali.

8.6 Si veda la nostra nitida e risalente opposizione al premierato.

Per una Europa di territori, regioni, popoli, non gli “Stati Uniti d’Europa”, etichetta di coloro che tifano per un superstato

9.1 Siamo europeisti nativi, perché consideriamo tutti gli attuali stati europei, in varia misura, centralisti e autoritari, ma proprio per questo non vogliamo un superstato continentale, che a sua volta sarebbe centralista e inevitabilmente autoritario.

9.2 Guardiamo al federalismo della Svizzera, non al centralismo delle grandi potenze (Cina, USA, Federazione Russa), come fonte d’ispirazione per lo sviluppo dell’autogoverno locale e delle comuni istituzioni democratiche.

10 Per una Europa perpetua et ferma libertas, impegnata per la pace, la solidarietà internazionale, i diritti umani

10.1 L’Europa, quanto meno dall’istituzione del Consiglio d’Europa nel 1949, è e deve restare in cammino verso la parità di genere, la fine di ogni discriminazione, l’accoglienza di ogni diversità, la protezione di ogni minoranza, l’umanità delle pene, la liberazione dei perseguitati politici, il ritorno degli esiliati, l’asilo ai profughi, relazioni e scambi internazionali equi, un crescente impegno contro ogni forma di colonialismo, imperialismo e militarismo.

10.2 Di fronte alle terribili guerre scatenate dalle potenze centraliste e autoritarie, che mettono in pericolo tante vite umane e la stessa speranza di vita delle generazioni future su questo pianeta, noi dobbiamo restare saldamente attaccati ai pilastri della nostra storia, come lo spirito e la lettera degli accordi di Helsinki del 1975, promuovendo l’autodeterminazione di tutti i popoli e di ogni territorio, mettendo in discussione gli apparati militari-industriali, impegnandoci sempre, anche nelle situazioni più difficili e drammatiche, per tregue e compromessi, nell’interesse delle generazioni future.

10.3 Si veda la nostra ferma posizione per un cessate-il-fuoco nel conflitto russo-ucraino, ispirata alla nostra volontà di essere costruttori di pace, con chiarezza morale, senza ipocrisia, con realismo, impegnati per salvare vite, comunità, culture, diversità, biodiversità, il pianeta stesso

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