Giovanna Giolitti parla del bisnonno Giovanni ‘il Ministro della buona vita’

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di Massimo Iaretti

Sin dal primo impatto quella casa in via Plochiù a Cavour ti dice che una parte importante della Storia d’Italia è passata di lì. La targa apposta con l’auspicio dell’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga – correva l’anno 1989 – ricorda Giovanni Giolitti, uomo di governo e politico con alto senso dello Stato di un’Italia ancora giovane, nel passaggio tra Ottocento e Novecento. All’interno la sensazione cresce ancora di più nel vederne il busto in giardino, e all’interno il dipinto e, incorniciato a una parete, il Discorso di Dronero pronunciato dallo statista in vista delle elezioni politiche del 1919 che videro il suo ‘ritorno in campo’ dopo gli anni di volontaria lontananza dalla politica in dissenso con la posizione interventista del Governo Salandra. In questa casa, dove Giolitti terminò il suo cammino terreno, ultraottuagenario il 17 luglio del 1928, vive la bisnipote Giovanna Giolitti – figlia di Giovanni, a sua volta nipote del pluri presidente del Consiglio – avvocato civilista e presidente dell’associazione che porta il nome dell’avo. Con lei è nato un colloquio interessante, sempre in bilico tra il passato e il presente, a dimostrazione dell’attualità di alcune tematiche, valide anche nel Terzo Millennio, ben oltre il secondo di distanza.

Lei non ha avuto modo di conoscere direttamente Giovanni Giolitti ma vive in mezzo ai suoi ricordi. Che uomo era il suo avo ?

Alcuni ricordi me li ha trasmetti mio padre, che era nato nel 1918, ed erano ricordi nitidi. Giovanni Giolitti era un uomo che aveva un grande senso dello Stato, delle Istituzioni, dell’impegno e del servizio verso gli altri. Vorrei però sottolineare questa caratteristica non era propria solo del mio bisnonno, ma tutta la sua famiglia materna, i Plochiù, che discendeva da Giovan Battista, magistrato a Torre Pellice e Pinerolo al tempo di Napoleone, diede i natali a magistrati e parlamentari e la moglie del bisnonno, Uno dei figli di Giovan Battista, Alessandro, tenente colonnello venne nominato geenrale da Napoleone III sul campo di battaglia di San Martino. Rosa Sobrero era nipote di Ascanio Sobrero, inventore della nitroglicerina di cui non registrò mai il brevetto, ritenendo che doveva essere utilizzata per la cura dei cardiopatici e non per altri scopi, come invece è avvenuto.

Dunque un esempio che è ancora attuale ?

Certamente, occorre ripartire proprio da questi principi se vogliamo dare una speranza alla società: mettersi a disposizione per fare un gesto di generosità verso gli altri e se stessi.

Il pensiero giolittiano oggi sta cadendo o è caduto in nell’obblio ?

No, anzi è attuale a dimostrazione di quanto sia stato lungimirante, sia stato, pur in un’epoca ormai lontana nel tempo, il pensiero di un uomo moderno.

Però Salvemini lo chiamo ‘il ministro della malavita’ , anche se non bisogna dimenticare che Giovanni Ansaldo gli ha dedicato un libro ‘Il ministro della buona vita’

Il bisnonno diceva che ‘quando si è in cucina bisogna preparare il pasto con gli ingredienti che si hanno a disposizione’. Tradotto significa che c’è differenza tra l’astrattezza del pensiero politico e la concretezza del governare. Al di là delle contestazioni di Salvemini, Giovanni Giolitti ha sempre avuto una condotta limpida e trasparente, anche quando aveva la maggioranza e poteva stare al Governo.

Al suo nome è legato il suffragio universale ma questo non riguardò le donne. Perché

Il bisnonno aveva grande stima delle donne, grande rispetto la moglie Rosa che era una fervente repubblicana, tanto che la Regina si lamentava del fatto che non andava mai a trovarla. E questa stima e rispetto si denotano anche dal fatto che, al tempo dello scandalo della Banca Romana, si recò a Berlino per consigliarsi con la figlia Enrichetta. Sotto questo aspetto non è una questione di epoca ma di mentalità. Il rispetto ci deve essere sempre, certamente, ma anche la capacità di ascoltare le persone che ci sono accanto.

Nel Novecento un altro Giolitti, Antonio, ha calcato la scena politica. Che ricordo ha ?

Lo zio Antonio era il fratello di mio padre. Con lui ho avuto modo di confrontarmi, di conoscere a casa mia persone come Spadolini, Goria, per citarne alcuni. Dapprima fece la scelta di militare nel Partito comunista, passando ai socialisti dopo i fatti di Ungheria del 1956, diventando ministro della Repubblica e commissario europeo in una fase in cui quella che oggi è l?Unione Europea era in una fase embrionale. Era molto orgoglioso di lavorare ad una strada che avrebbe unito tanti stati con una storia secolare rispetto agli Stati Uniti, nazionale giovane. Certo c’è stata grande delusione per quello che poteva essere l’Europa e non è, ad oggi, stata. Vorrei aggiungere che anche il bisnonno Giovanni era un uomo europeo: era un viaggiatore con una fitta rete di conoscenze nelle varie realtà europee, aperto al confronto con le idee di un mondo che era in movimento.

Lei in un certo senso ha sempre vissuto in una dimensione europea ?

Si anche grazie al fatto di avere una predisposizione per le lingue, parlando l’inglese correntemente, ma anche francese, spagnolo e tedesco.

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