Le maglie del calcio: simbolo, bandiera, divisa, campanile

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di Guido Michelone

Togliersi la maglia dopo il goal, scambiarsi le maglie tra calciatori a fine
partita: la maglia è quasi una seconda pelle. Le origini delle maglie di calcio
vanno forse cercate nei tornei medievali (come ad esempio il Palio di Asti o la
battaglia delle arance di Ivrea), o anche tra un lontano passato, perché già nei
popoli primitivi si possono riscontrare abiti o costumi dai colori sgargianti,
netti, vivacissimi, che si protraggono fino all’epoca neoclassica.
Ma in controtendenza, quando a fine Ottocento dall’Inghilterra giunge il
football (calcio o soccer) arrivano nella vita di ogni giorno gli abiti scuri, neri,
grigi, marròn, in pieno stile austero vittoriano: sono clori che si indossano fino a
oggi, se pensiamo che, formalmente in banca o in Parlamento è doveroso l’abito
grigio o blu e non certo lilla o arancione.; unica eccezione gli eserciti che, oggi,
pur adeguandosi a fogge mimetiche conservano in certi dettagli colori molto
vivaci (la striscia rossa del calzoni dei Carabinieri per esempio).
All’inizio della storia del calcio i colori delle maglie erano pochissimi per
motivi tecnici: le manifatture di allora o addirittura le sartorie, oltre a seguire le
mode correnti, non andavano aldilà della confezione di pantaloncini neri o
bianchi e di calzettoni sempre neri o bianchi. Per contro oggi si arriva, grazie ai
grandi loghi (Adidas, Puma, ecc., dove spesso lavorano bizzarri stilisti), a
progettare maglie di calcio dal design e dalle tinte più improbabili, talvolta
lontano dai colori societari.
Del resto la finalità attuale – di chi fabbrica le maglie – non è tanto il dove
distinguere una squadra dall’altra, quanto una operazione di autentico
merchandising, nel senso che la vendita delle magliette è un guadagno ormai
milionario in tutto il Pianeta e quindi le ditte devono progettare ogni anno uno
stile diverso, senza però alterare troppo il gusto dei tifosi.
Le maglie di calcio dovrebbero però restare un simbolo, una bandiera, una
divisa, un campanile tra città e città. E al proposito, spesso ci chiediamo quali
sono le origini dei colori delle maglie di calcio sia per i club sia per le nazionali.
Bisogna però a questo punto fare delle distinzioni, ovvero per quanto riguarda
le maglie di calcio di club cittadini il riferimento è spesso astratto nel senso che
pochissime squadre adottano i colori o i simboli dello stemma della propria

città, stemma (derivante spesso dall’araldica medievale) che invece appare sul
petto delle maglie in diversi casi, in. primis la Pro Vercelli, ma anche il Novara,
il Genoa, la Sampdoria e tante altre (agli inizi anche Milan e Inter).
Per quanto riguarda le maglie delle nazionali il rimando diretto, nella maggior
parte dei casi, va soprattutto alla bandiera nazionale, bandiera che di solito a tre
colori, che vengono equamente distribuiti fra maglietta, calzoncini e calzettoni,
salvo alcune recenti modifiche nel rapporto fra i colori. Uniche eccezioni alle
bandiere l’Olanda e l’Italia: che si rifanno alle rispettive monarchie gli Orange
dei Paesi Bassi e l’azzurro di Casa Savoia quando dal Piemonte la monarchia si
diffuse lungo l’intero Stivale arrivando all’Unità del Paese nel 1861.
Divenuta Repubblica, con un referendum nel 1946, l’Italia, con un dibattito
parlamentare decise di mantenere i colori delle divise sportive perché tutti erano
affezionati alla maglia azzurra, che resta ancvor oggi per tutti simbolo,
bandiera, divisa, campanile.

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