Librerie in Piemonte, un record nazionale assoluto

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di Guido Michelone
Il Piemonte, come regione, vanta il maggior numero di librerie storiche – purtroppo non ancora tutelate da una legge nazionale, a differenza di quanto avviene con altre attività commerciali, dai cinema ai teatri, dai caffè ai ristoranti – nel senso di negozi esistenti, senza interruzioni, da metà Ottocento ai nostri giorni. Il primato riguarda anche la vicinanza con la Francia, dove, con la progressiva diffusione dei caratteri a stampa, lontano dalle metropoli, i cosiddetti colporteurs caricano in spalla le loro gerle di nuovi volumi, girovagando per l’intera nazione, di villaggio in villaggio, per vendere romanzi, saggi, biografie, trattati, manuali, a chi non può recarsi in città. L’allora Piemonte sabaudo, dove i reali parlano francese e
dove la lingua d’oil d’Oltralpe viene capita un po’ da tutti (magari inframmezzata al francoprovenzale), sino a inizio Ottocento vede il libro riuscire a diffondersi nelle campagne grazie proprio ad analoghi venditori ambulanti, mentre nei centri medio-piccoli, dal Canavesano alle Langhe, dal Monferrato alla Valsesia, dalla bassa ai Laghi, si aprirono bei negozietti in grado di soddisfare una popolazione in cui il tasso di analfabetismo è il più basso di tutto lo Stivale, se si pensa che, da molte ricerche, persino la Valle d’Aosta risulta una zona ottimale per grado d’istruzione primario addirittura col bilinguismo ufficiale.
Tutto ciò, oltre la grandezza di Torino quale riferimento anche per l’editoria nazionale e per le bancarelle disposte lungo l’intero centro storico, sembra quasi naturale che le librerie sorgano ovunque nelle cittadine del Nord-Ovest e che anche oggi non vi sia dalle Alpi alla Liguria una località – dai 3000 abitanti in su – che non possegga almeno una cartolibreria, nonostante la concorrenza dei supermercati che offrono tascabili, strenne o instant book a tutto andare, abbassando però di molto la qualità dell’offerta rispetto alla libreria storica: va infatti constatato che nelle vecchie prestigiose botteghe ci sono
tra commessi e proprietari, perlopiù persone colte, gentile ed educati, che da un lato sanno consigliare il lettore, dall’altro amano indirizzarlo verso a scelte che quasi mai deludono i palati persino più esigenti.
Qualche mese fa esce presso Newton Compton Editore il volume di Vins Gallico dal titolo Storia delle librerie d’Italia che è un utile guida sull’argomento; il sottotitolo è eloquente: Dai negozi storici ai librai indipendenti fino alle grandi catene moderne: l’evoluzione della vendita dei libri del nostro Paese. È interessante notare che tra le prime venti cosiddette sempreverdi e ottocentesche, ne figurino ben quattro tra Liguria e Piemonte ossia la libreria Bozzi/Boeuf (1810) di Genova, la Goggia (1859) di Asti, la Moneta (1865) di Savona, l’Internazionale Luxemburg 81872) di Torino. Tra le librerie fondate a inizio del XX secolo fino al 1929 ve ne sono in attività ancora una ventina, tra cui le più anziane risultano le due
Giovanacci a Vercelli (1907) e a Biella (1903), mentre una terza a Casale a chiuso i battenti purtroppo da un decennio.
Infine tra le librerie aperte dal 1930 al 1992 ancora esistenti figurano la San Michele (1946) di Albenga, la Garibaldi (1948) di Sanremo, la Ricci (1965) di La Spezia, la Libreria dei Ragazzi (1974) di Torino, la Libreria La Torre (1976) di Alba, la Didattica (1977) di Ivrea, la Cento Fiori (1980) di Finale Ligure e la Fieschi (1992) di Lavagna. Una brutta notizia infine riguarda la Libreria dell’Arca di Vercelli che, a fine dicembre, cessa l’attività dopo un sessantennio di onorato servizio, soprattutto nell’ambito della letteratura religiosa, della teologia e della spiritualità.

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