Una nuova legge per la Montagna

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di Alessandro Panza

Quando i padri costituenti hanno incluso la montagna nella Costituzione italiana, nell’articolo 44.2, hanno riconosciuto l’importanza di questo territorio e dei suoi abitanti per il paese. Tuttavia, questo riconoscimento ha anche creato complessità dal punto di vista legislativo. Il problema principale è stato definire con precisione dove inizia la montagna e dove finisce, poiché ciò ha implicazioni legali significative. Ad esempio, le leggi e le politiche specifiche per la montagna devono essere applicate solo a quei territori che possono essere considerati effettivamente montani.

Il dibattito sulla definizione di “montagna” è sempre stato complesso, con numerosi tentativi di trovare una sintesi tra criteri geografici e situazioni specifiche. Tuttavia, il concetto si è via via esteso, includendo più di 4300 comuni, considerati come montani o parzialmente montani, che su 7900 comuni del nostro Paese fanno oltre il 50% del totale. È noto che nel nostro paese la superficie geograficamente riconosciuta come montana è circa il 35% dell’intero territorio, è evidente in questi numeri che ci sono delle realtà che si dicono montane, ma che montane non sono. La legge si propone innanzi tutto, dunque, di rimettere un po’ di ordine individuando la montagna “vera” per attribuirvi poi le giuste risorse senza doverle condividere con chi non ne ha bisogno.

Inoltre la nuova legge, oltre a cercare di mettere ordine nella complessa normativa esistente, si propone di affrontare le sfide principali che affliggono le comunità montane italiane. Una delle questioni più urgenti è la disparità tra l’imposizione fiscale e l’erogazione dei servizi, che mette a dura prova le attività economiche e la qualità della vita dei residenti.

Per garantire un futuro prospero alle Terre alte, la legge si concentra su due pilastri fondamentali: lavoro e servizi. È cruciale garantire una vita dignitosa e sostenibile, offrendo incentivi per i giovani imprenditori e agevolazioni per chi decide di lavorare o stabilirsi in montagna. Inoltre, la legge prevede interventi a favore della sanità e delle scuole di montagna, con la revisione dei limiti minimi per la composizione delle classi e incentivi per il personale sociosanitario. Questi passi, seppur piccoli, sono il primo passo verso un cambiamento significativo.

Anche a livello europeo, le aree montane non ricevono l’attenzione che meritano. Ho sollevato la questione presso la Commissione Europea, chiedendo una strategia integrata per le aree montane simile a quella già esistente per le aree marittime. È necessario coinvolgere tutti gli attori interessati per sviluppare strategie comuni e priorità di investimento.

In conclusione, la nuova legge per la montagna rappresenta un passo importante verso un futuro più equo e sostenibile per questi territori. Sarebbe auspicabile che, nella prossima fase di pianificazione, in Europa si seguisse per la montagna un approccio analogo a quello già adottato per le strategie integrate delle aree marittime.

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