di Vittoria Minetti
La sala consiliare del piccolo comune di Ozegna ha fatto da contorno alla conferenza del
professor Sergio Gilardino che, spaziando sul tema della parola, ha intrattenuto per quasi
due ore una sala gremita di persone.
Ha sottolineato l’importanza della conservazione delle lingue ancestrali smentendo la
convinzione che parlarle sia denigrante ed emarginante.
Dalla sua lunga chiacchierata ho estrapolato alcune sue frasi che io ritengo molto
significative:
“Se al giorno d’oggi, nonostante le sempre più autorevoli conferme della validità della
lingua ancestrale come trampolino di lancio verso il multilinguismo e per la formazione
linguistica dei giovani discenti, continua la pervicace resistenza alla conservazione e allo
studio del dialetto.”
Chi parla una determinata lingua al bimbo, deve usare sempre e solo quella lingua (es.
mamma italiano e papà piemontese o viceversa). L’ambiente famigliare o scolastico non
deve colpevolizzare il bimbo facendogli credere che una delle lingue che impara è una
lingua ignobile, inferiore o una lingua che gli porta lo sprezzo o l’isolamento da parte dei
compagni o degli insegnanti”.
Ha portato se stesso come esempio, punito, colpevolizzato e bocciato dalla maestra in
prima elementare definendolo “ritardato” non in grado di imparare l’italiano.
Una serata veramente coinvolgente che, ancora una volta ha sottolineato la preparazione,
la cultura e la spontaneità del professor Gilardino.
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