Ha terminato il suo cammino terreno in punta di piedi, con discrezione, pochi giorni prima di ferragosto. Eppure era stato uno dei protagonisti del calcio italiano negli anni Ottanta. Il cuore di Claudio Garella ha cessato di battere il 12 agosto, lasciando un vuoto nel calcio italiano ed in quello piemontese che lo aveva visto attore in diversi luoghi. Torinese, dalle giovanili del Toro arrivò a Casale Monferrato, nella Juniorcasale (società nata dalla fusione dell’allora emergente Junior e di un Casale nobile decaduto. Poi nel 1979/80 le due compagini tornarono a scindersi) e fu protagonista di due campionati, quello 1973/74, del ritorno dei nerostellati in serie C, e 1974/75. “Era un bravo ragazzo giovane, semplice e già allora aveva la caratteristica di parare con i piedi – dice Umberto Depetrini, casalese, arrivato a Casale dal Novara proprio nel 1974/75 – ci vedevamo poi tutti gli anni a Finale nello stesso stabilimento balneare. Ma da qualche tempo non lo vedevo più”. Dopo Casale, Novara, poi il momento magico con uno scudetto cucito sulla maglia del Verona e, dopo, un’altra vittoria in Campionato ed in Coppa Italia con il Napoli. Lazio, Udinese, Sampdoria, Avellino furono le altre casacche che rivestì, mai però quella della Nazionale, dove era ‘chiuso’ dal mitico Dino Zoff. Finita la carriera. Tra gli altri è stato allenatore del Barracuda, società dilettantistica di Torino, degli juniores del Cit Turin, direttore sportivo del Pecetto di Torino e osservatore del Canavese.
Claudio Garella se n’è andato. Era stato osservatore del Canavese
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