I vizi d’arte di Ugo Nespolo

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di Guido Michelone

Ugo Nespolo è fra gli artisti piemontesi oggi più famosi e apprezzati nel mondo intero. Intellettuale poliedrico, oltre la pittura moderna, affronta di recente la parola scritta con l’originalissimo volume dal titolo Vizi d’arte edito dalla milanese Skira, curato da Sandro Parmiggiani e introdotto da Alberto Manguel. Si tratta di una raccolta di scritti critici dove l’autore – nato a Mosso nel 1941, cresciuto nel Biellese ma fin da universitario residente a Torino – svela un’appassionata ricerca all’interno del mondo dell’estetica e della comunicazione. Nella quarta di copertina si legge che gli studi di Nespolo nel
libro emergono qual “abbraccio affettuoso ma cosciente della vana ambizione che prova a mimare il personaggio di Thomas Carlyle, nel suo Sugli eroi, quando lo racconta come artista impavido, solitario e disilluso, sorta di aristocratico dell’intelletto intento a condurci verso autonomi ideali di cultura”.
Sono 46 brevi capitoli dove Nespolo parla di tutto o quasi, ovviamente in riferimento alle varie arti contemporanee, come viene spiegato nel libro stesso: “Sogno fragile, donchisciottismo ingenuo, illusione che in un attimo ci proietta in quella confusa wasteland popolata di figuranti interessati, artefatti senza teoria, assordanti silenzi d’artista, asfissia mercantile”. Si tratta di una lettura impegnativa, ma utilissima, fra scritti malinconici intesi come “(…) lampi tenui tra cultura e arte, quella che – a sentire Jean Baudrillard – con successo ‘tenta di abolire se stessa man mano che si esercita’”.
Quindi il libro Vizi d’arte rivela e rileva un Nespolo artista versatile, che agisce in un ampio spettro interdisciplinare, fra pittura, grafica, cinema, scultura, design. Dopo la laurea in semiologia, negli anni sessanta, Nespolo lavora in primis con la Galleria Schwarz milanese, con una prima mostra milanese, presentata dal grande critico francese Pierre Restany, precorre il climax e la novità del movimento che, all’epoca, lo studioso Germano Celant chiamerà Arte Povera, che ha quale epicentro il Piemonte (Torino in particolare). Nel 1967 è pioniere dell’underground e del Film Sperimentale Italiano, sulla scia del
New American Cinema. Nei tardi anni sessanta, con l’artista francese Ben Vautier, dà vita a una serie di eventi Fluxus e in seguito fonda con Enrico Baj l’Istituto Patafisico Ticinese. Sicuro che la figura dell’artista non possa non essere snob, vaga o intellettualistica, Nespolo scrive con assiduità sugli sviluppi della filosofia e del sistema dell’arte novecentesca. Da allora espone quadri e disegni con costante intensità in gallerie e musei in Italia e nel mondo. E questo libro, Vizi d’arte, segna ora un punto di partenza e di arrivo di un grande personaggio della cultura piemontese.

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