Vercelli, un tenore 32enne sudcoreano vince l’edizione 2022 del prestigioso concorso Viotti

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di Guido Michelone

Torna dopo quattro anni la finale di Canto Lirico per la 72a Edizione del Concorso Internazionale Giovan Battista Viotti che, si tiene a Vercelli, fin dal lontano 1950, organizzata e gestita dalla locale Società del Quartetto (di origini ottocentesche) e che dunque si qualifica tra le iniziative culturali piemontesi non solo più longeve, ma soprattutto più valide e conosciute in ambito mondiale, con artisti provenienti dall’intero pianeta, che per un paio di settimane fanno del capoluogo del Piemonte Nordorientale un vivace centro cosmopolita.

La finale di sabato 15 ottobre nel Teatro Civico vercellese raccoglie perciò spettatori da tutto il Piemonte, nonché un nutrito gruppo di melomani stranieri al seguito dei cantanti in gara, a loro volta giunti soprattutto dall’Asia, dall’Europa e dalle Americhe. Quest’anno la presenza asiatica resta notevole perché dei sei finalisti quattro sono sudcoreani, uno cinese e solo uno occidentale (dagli Stati Uniti).

Ai concorrenti, introdotti dal noto presentatore Paolo Pomati – che è anche capo Ufficio Stampa
dell’Università Avogrado del Piemonte Orientale, partner della manifestazione – e accompagnati dalla splendida orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova, diretta da Marcello Rota, spettava eseguire due brani a testa, tratti rispettivamente dal repertorio tardo-settecentesco (Mozart e Rossini) e romantico (Verdi, Donizetti, Debussy, Puccini).

Dopo una veloce attesa – forse perché sull’idea del primo premio assoluto non vi erano dubbi – la giuria composta da musicologi, cantanti e studiosi di chiara fama (tra cui la ex soprano Maria Arsieni Robbone, titolare del Quartetto da circa trent’anni e arrivata in extremis a sostituire una cantante ammalata) viene assegnata la vittoria con un punteggio altissimo (91,5) al tenore Jihoon Son, 32 anni da Seul (ma residente in Germania) che ha interpretato “Ah mes amis” dalla “Figlia del reggimento” di Donizetti e “Asilo ereditario” dal “Guglielmo Tell” di Rossini, ricevendo applausi a scena aperta, a dimostrazione che pubblico e giuria erano del tutto concordi sul lavoro di un nuovo futuro Pavarotti.

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