Guido Michelone tra libri, idee e cultura

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Tempo di lettura:5 Minuti, 14 Secondi

di Gianfranco Nissola

In questi giorni è nelle librerie italiane il nuovissimo testo di Guido Michelone dal titolo Il jazz e l’Europa che s’aggiunge ad altri due volumi, I gatti e Perdonami Picasso usciti rispettivamente a settembre e a ottobre che confermano l’Autore tra i più prolifici in Italia e in grado di spaziare su diversi argomenti. In quest’intervista inedita, appositamente realizzata per “Canavesanoedintorni.it” (per “Limonte”) Michelone si confessa, rivelando soprattutto i segreti del proprio “mestiere”.

Professore, anzitutto chi è lei? Per i nostri lettori vuole autoritrarsi brevemente?

Sono vercellese che, di professione, oggi fa il docente universitario a Milano e ad Alessandria dopo un trentennio passato, in parallelo, nelle scuole superiori. Sono anche giornalista e mi reputo soprattutto scrittore, non solo per la quantità di libri pubblicati (di cui sono ovviamente fiero), ma soprattutto per l’entusiasmo e la passione che riverso ogni volta che mi metto a scrivere un nuovo libro, come se fossi un ragazzino.

Ma scrive così tanto anche perché “con i libri si mangia”? Uso quest’espressione perché oggi va di moda dire, a seconda del credo politico, che con la cultura si mangia o non si mangia. E visto che i libri sono cultura…

Non tutti, alcuni testi sono spazzatura o inutili e, purtroppo, sono proprio quelli con cui certi autori mangiano e anche bene. Comunque è un discorso complesso: sono pochissimi in Italia gli scrittori che vivono solo delle vendite dei propri libri: di solito sono persone, come me, che hanno un secondo mestiere che, poi, sarebbe il primo in quanto a reddito. Per quanto mi riguarda, comunque, io mangio o guadagno pochissimo con i miei libri perché tratto argomenti di nicchia.

Non le manca però il tempo per scrivere tanti libri! Come fa a pubblicarle due-tre l’anno?

Cerco di sfruttare materiali preesistenti, nel senso che la base di molti miei testi – ad esempio di carattere musicale, sul rock o sul jazz –  è composta da saggi e articoli usciti su giornali e riviste, oppure sugli appunti dei miei corsi: il tutto ovviamente riveduto, corretto, aggiornato: un lavoro, quello di riaggiornare, altrettanto serio, faticoso, impegnativo, ma anche molto stimolante.

Cosa caratterizza in generale la sua opera di scrittore?

Da oltre vent’anni mi occupo, a livello accademico, quasi esclusivamente di musica, in particolare jazz, ma anche pop; in quanto a cultura personale, sono partito dallo spettacolo (cinema, tv, teatro), ma la mia formazione è estesa a ogni forma artistica e comunicativa degli ultimi cent’anni. Se potessi istituirei cattedre e insegnamenti di cultura contemporanea, dalle primarie ai master post-universitari, per spiegare cosa sta accadendo nell’ultimo mezzo secolo alla pittura, al rock, al design, alla fotografia, al fumetto, al cinema, alla narrativa, alla televisione, dove tutto si incrocia e si connette. E in effetti in molti dei miei libri accade proprio questo.

E allora parliamo dei suoi libri, da quale cominciamo?

Direi da quello nuovo, trattare di tutti sarebbe un po’ lungo e complicato, visto che ne ho pubblicati oltre cento. L’ultimo in ordine di tempo è Il jazz e l’Europa che fa parte di una sorta di enciclopedia in progress che, senza programmarla in anticipo, sta prendendo corpo, essendo già arrivata al settimo volume. Solo libri a tema, ossia i rapporti via via tra il jazz e il cinema, le arti, le idee e i mondi. In realtà quello sui mondi avrebbe dovuto inglobare anche l’Europa, ma con l’editore ci siamo accorti che sarebbe diventato un volume troppo grosso e quindi l’abbiamo scisso in due parti, i ‘Mondi’ (Americhe, Africa, Asia, Oceania) e appunto l’Europa che, per varietà di stili, jazz non è seconda a nessuno.

Per quanto riguarda i contenuti cos’è e com’è un libro come Il jazz e l’Europa?

Come gli altri dell’enciclopedia è impostato in ordine alfabetico dalla A di Albania alla V di Vaticano ed è un viaggio in 33 fra Stati, Regioni, Metropoli del Vecchio Continente, alla ricerca del jazz genuino. Sono viaggi che talvolta ho intrapreso da turista interessato, scoprendo, oltre i monumenti, i concerti jazz e i negozi di dischi; oppure viaggio a tavolino o al computer intervistando tanti musicisti stranieri. Di ciascuna di queste 33 realtà ho scritto altrettante brevi storie di jazz locale,  consigliando e commentando molti dischi che oggi, grazie a Google, si trovano facilmente: ma, venti o trent’anni fa, non sarei mai riuscito a scrivere un libro simile, almeno non nella sua presunta completezza.

Cambiamo argomento e parliamo dei gatti, sempre intesi come libro?

I gatti poesie racconti battute aforismi era un testo pronto da quasi dieci anni che per tutta una serie di vicissitudini editoriali vede la luce solo oggi grazie a un collega e imprenditore svizzero, Fiorenzo Bernasconi, che ha voluto pubblicare quest’antologia in cui invito, nella prima parte, alcuni poeti italiani (spesso importantissimi) a regalarci una lirica sul felino, per noi tutti scrittori, un animale bello, simpatico, autonomo, intelligente. Il libro è un’iniziativa no profit, i cui ricavati andranno a tutti i gattili italiani e svizzeri che vorranno ospitare le nostre presentazioni.

Non c’è due senza tre: il terzo libro ha uno strano titolo Perdonami Picasso: ce lo vuole spiegare?

È il sottotitolo che rivela tutto: 105 pittori moderni e contemporanei. Sono davvero un centinaio abbondante di brevissimi monografie scritte da me negli ultimi in vent’anni per giornali e riviste, nel corso di oltre vent’anni; si tratta anche questo di un libro che, concepito e realizzato durante il primo lockdown, quando non c’erano ancora i vaccini, ha subito un ritardo di quasi due anni per ragioni editoriali e dunque è uscito in concomitanza con gli altri due.

Tanta roba, insomma. Quale presentazioni vorrà privilegiare rispetto ai tre volumi? Non ho preferenze, “sono tutti figli miei” come direbbe Eduardo De Filippo. Li amo tutti perché ciascuno rappresenta una parte di me saggista, critico, intellettuale, operatore nell’ambito di una cultura a 360 gradi. E, infine, posso svelare che ogni libro avrà un sequel: l’enciclopedia sul jazz avrà probabilmente un testo sull’Italia; ai gatti seguirà un’antologia di poesie e racconti sui cani; e dopo gli artisti un Perdonami Picasso sui grandi temi dell’estetica d’oggi

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